ROCCASTRADA – “I segnali ci sono tutti. La lenta agonia del paese, avviata da anni con lo spopolamento, il degrado del patrimonio pubblico, la chiusura di attività commerciali e la paventata imminente di altre, pare negli ultimi tempi aver ricevuto l’accelerazione decisiva”, a dirlo è Canzio Papini.
“Anche la mancanza di feste estive indotta dalla pandemia ha il suo peso – prosegue -, togliendo quel minimo di socialità che sosteneva una comunità nella quale si assottiglia sempre più la presenza di giovani ed è cosi sempre più vecchia e rassegnata.
L’ultimo macello di un paese di cacciatori ha chiuso alla fine dell’anno scorso, da tempo manca un albergo, prendere un caffè, fare una partita a carte, complice la chiusura del circolo Arci e l’orario ridotto di alcuni bar, non sempre è possibile.
Le strade sono malridotte e spesso pericolose, per via della mancanza di segnaletica verticale e orizzontale. La sera non è che il Paese nel complesso “brilli” per la sua illuminazione pubblica e le strade del centro deserte anche d’estate sono lo specchio della desolazione che Roccastrada offre ai pochi turisti presenti.
L’acqua che una volta era una risorsa abbondante scarseggia soprattutto nel periodo estivo e in molte case ci sono giorni che l’acqua non arriva.
Anche gli stessi abitanti, dai discorsi che circolano, sono oramai consci che Roccastrada sia un paese “segnato” e lo si rivede nel centro storico degradato, disastrato e nelle nostre antiche fonti, patrimonio della comunità, erroneamente e colpevolmente messe “nel dimenticatoio”, nell’incuria dell’erba alta e della vegetazione in genere, nelle cacche dei cani, nelle auto parcheggiate senza rispetto alcuno del Codice della Strada per l’inciviltà delle persone, complice anche la mancanza di parcheggi nelle zone del centro.
Con la raccolta differenziata porta a porta poi non è raro vedere mattinate in cui il paese fiorisce di sacchetti lungo strada, così, come ultima pennellata ad un quadro inquietante che il tempo sta disegnando.
D’altronde che Roccastrada senza interventi logici e mirati fosse destinata a perdere la sua identità, chi come me è nato qui lo ha capito ed evidenziato da tempo: è passato più di mezzo secolo dal dilombo che interessò la parte più bella dell’abitato, quella che affaccia verso il mare, e dopo oltre 50 anni non sono ancora terminati i lavori di consolidamento. Roccastrada è negativamente condizionata da questa situazione che ne frena il recupero funzionale ed ambientale e lascia “buchi neri” nel mezzo del tessuto urbano.
Quei pochi ragazzi che ancora vivono in paese non hanno molto per passare il tempo. La chiusura dell’oratorio, sempre a causa covid, gli ha tolto anche la possibilità di fare una partita a biliardino. Solo quattro calci al pallone nella pista polivalente, visto che anche il vecchio campo sportivo, abbandonato da anni, risulta inagibile. Resiste una gelateria: fortunato è chi ha amici che hanno agriturismi con piscina, meno male che le bellezze del territorio attirano persone dando un po’ di respiro alle poche attività commerciali e di ristorazione che eroicamente resistono in Paese.
La mia non più giovane età mi rende malinconico, e per certi versi anche egoista, e se da una parte sono dispiaciuto di vedere il mio paese in queste condizioni, dall’altra mi consolo pensando che comunque ho vissuto i suoi anni migliori, quelli in cui era vivo e fiorivano le iniziative e le attività, e se il mio impegno a favore della collettività non è bastato, comunque almeno ci ho provato, ci provo e ci proverò fino a che avrò energie e lucidità anche spinto dal coraggio dei quattro giovani che hanno riaperto un ristorante ed un negozio in borgo, sperando ancora di stimolare molti altri a farlo”, conclude Papini.