GROSSETO. «Mercoledì 4 agosto, a seguito di un precedente incontro tenutosi al “Teatro degli Industri”, siamo stati convocati dal Comune di Grosseto, come organizzazioni sindacali, per dare un contributo alla sua progettualità, finalizzata a intercettare le risorse connesse al Piano nazionale di ripresa e resilienza». A parlare sono le segretarie Eleonora Bucci (Cgil) e Katiuscia Biliotti (Cisl) e Federico Capponi (Uil)
“Entrando nel merito – spiegano – abbiamo da subito ravvisato nel Pnrr sia un’opportunità evidente in termini di spinta alla ripartenza delle economie, a partire da quelle territoriali.
Da subito, abbiamo ritenuto che in una regione con 276 comuni, di cui 200 piccoli e nelle aree interne, occorresse la volontà di tutti di fare sistema. Mettendo Regione, Comuni capoluogo e Province, con le loro professionalità e competenze, a disposizione di un disegno comune, almeno sulle aree vaste. Il salto di qualità che il Pnrr potrà far fare, o avverrà a questa scala, sul territorio nel suo complesso, o non porterà benefici significativi a nessuno».
“Pur premettendo che la Regione Toscana non ha ancora stanziato nulla a favore dei Comuni delle risorse del Pnrr, abbiamo colto l’invito da parte del Comune, come occasione per presentare i nostri punti di vista e i nostri spunti di lavoro, sottolineando la necessità che il Pnrr non scateni una gara tra Enti per accaparrarsi più risorse, ma costituisca l’occasione per dare gambe a una politica di sviluppo di tutto il territorio provinciale. In modo da garantire anche alle comunità più piccole, che ovviamente non hanno le condizioni organizzative per affrontare procedure complesse, di non rimanere indietro e coinvolgendo, in questa azione l’Ente Provincia, che nell’ incontro ci viene detto, pur non avendo chiarito come, svilupperà delle progettualità».
“Crediamo – dichiarano Bucci, Biliotti e Capponi – che si debba ripartire dalle categorie che hanno sofferto di più questa pandemia: giovani e donne in particolare, ma anche persone anziane, mettendo il lavoro al centro. Il lavoro dovrà essere, a nostro avviso, la stella polare per i prossimi investimenti e dovremo capire come ricostruire nuove politiche per la dignità del lavoro. Il futuro del nostro territorio non dipende dalla valanga di soldi da spendere, ma dalle competenze, dai talenti, dai mestieri e dai sogni che abbiamo e tutto questo deve essere rappresentato dal futuro mondo del lavoro. Ad esempio, darsi come obiettivo il recupero di alcune parti delle Mura Medicee o di luoghi della cultura senza avere chiaro un percorso di “industrializzazione” del settore turistico e culturale che promuova lavoro buono e percorsi di riqualificazione e formazione degli operatori, con carta dei “valori del turismo”, ci pare onestamente una scelta miope. Oppure, mettere a budget milioni di euro per cloud, digitalizzazione delle pratiche edilizie o amministrative, ma non investire su un think-thank comunale che analizzi sistematicamente big data e scenari economici/demografici/sociali cittadini, significa fare una semplice azione di aggiornamento tecnologico. Si tratta di interventi che non sappiamo che tipo di effetti produrranno sull’occupazione che, come detto sopra, deve essere il faro di questo piano di sviluppo».
«Un’azione mirata e concertata deve partire anche dall’analisi della situazione del territorio, cercando di contrastare, ad esempio, la dispersione scolastica e provando a fare un orientamento per la scelte formative, individuando le potenzialità dei ragazzi. Al contempo è necessario capire i bisogni concreti delle famiglie per cercare di dare risposte puntuali ed efficaci».
«Sarà necessario agire sui percorsi d’inserimento lavorativo o di creazione di posti di lavoro ‘buoni’, che contrastino i fenomeni di precarietà che ci sono in ambiti come quello turistico; e sostenere fattivamente il lavoro per i giovani e le donne, le categorie maggiormente in difficoltà soprattutto in questo ultimo anno di pandemia. Dobbiamo agire anche sull’alternanza scuola-lavoro in modo tale che si possano sviluppare orientamenti, professionalità e infine il lavoro.
Per questo chiediamo che ogni scelta sia accompagnata da politiche attive per lavoro, famiglie e per un welfare di comunità che valorizzi il ruolo del Terzo settore, privilegiando la gestione diretta, rifiutando le esternalizzazioni al massimo ribasso.
Da ultimo, dobbiamo tutelare l’ambiente, difendendo il territorio e le sue risorse, perché un vero benessere delle persone non può prescindere da quello dell’ambiente in cui queste vivono, ma allo stesso tempo, bisogna sviluppare le infrastrutture, che sono il volano del rilancio e dell’economia e un elemento fondamentale della sicurezza dei cittadini: sviluppare quindi porti, strade, infrastrutture ferroviarie, collegamenti immateriali, come le antenne 5 G».
«Per questi motivi – concludono Bucci, Biliotti e Capponi – abbiamo chiesto un percorso che coinvolga tutti gli attori territoriali, a partire da un’idea condivisa di sviluppo e di crescita del territorio. Serve proseguire il percorso avviato con la Camera di Commercio e le associazioni imprenditoriali, per una valorizzazione delle aree dismesse, dove si possa sviluppare il settore manifatturiero, al momento assente in questa provincia”».