GROSSETO – «Non sono stati pochi coloro i quali, nei giorni scorsi, ci hanno fatto notare, un po’ basiti, il fatto che giovedì scorso, in occasione della serata di boxe in piazza Duomo, il sagrato della cattedrale sia stato utilizzato né più né meno come una gradinata, da cui assistere comodamente all’incontro sportivo». Così la curia vescovile di Grosseto in merito all’incontro di boxe che si è svolto in piazza settimana scorsa.
«Basta guardare le foto postate nelle ore successive anche sui social – scrive la curia in una nota – , per verificare che in effetti gli spettatori coprivano tutti gli spazi possibili, coi decori che circondano gli ingressi e coi portali ottocenteschi divenuti spalliere adatte per appoggiarsi. C’è chi ha chiesto conto, domandandosi come la Curia avesse potuto accettare la cosa».
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«È bene, prima di tutto – afferma la curia -, chiarire che non compete né alla Diocesi né all’Ente cattedrale disporre della piazza, che è uno spazio pubblico, cioè di tutti, quindi anche della Chiesa. L’unica autorità cui spetta autorizzarne l’uso è il Comune. Altra precisazione utile: l’occupazione del sagrato non è stata condivisa da nessuno né con la Curia né con l’Ente cattedrale. Semplicemente, sia la Curia che l’Ente cattedrale hanno preso atto del fatto quando le immagini sono divenute di dominio pubblico. A quel punto era tardi».
«La domanda, scevri da volontà di polemizzare e col desiderio sincero di capire, è: in quante città italiane una cosa del genere è accettata? La cattedrale di San Lorenzo, che si sia o meno credenti, è uno dei monumenti più rappresentativi di Grosseto: non meriterebbe un po’ più di amore da parte di tutti? Si risponde a questa domanda che la città è povera di spazi e che, alla fine, piazza Duomo è quella più adeguata per tante iniziative. Se ne può parlare».
«Per questo – prosegue la nota – da tempo la Curia diocesana ha avviato una riflessione interna e con le istituzioni sul valore della piazza come spazio di comunità, considerando il valore degli edifici che vi si affacciano. Ripartendo anche da qui, ovvero da un alfabeto condiviso, da un unum sentire anche attorno ai monumenti e ai luoghi rappresentativi di una comunità nel suo insieme, che si rinsalda l’appartenenza ad una comunità civile. Forse non è bene dimenticare che è grazie alla decisione, formalizzata il 9 aprile 1138 da papa Innocenzo II, di trasferire la sede vescovile dalla diruta Roselle a Grosseto, che il castrum divenne civitas. È un fatto che appartiene alla storia di questa terra. Esso generò nei grossetani di allora l’immediato desiderio di costruire una cattedrale laddove sorgeva già una pieve intitolata a Santa Maria Assunta».
«Riflettere a voce alta – conclude la nota – su questi temi non è fare ostruzionismo ad un possibile sviluppo del centro storico. È richiamarci tutti scambievolmente al valore laico dei luoghi. A partire dalla cattedrale di San Lorenzo, che non può fungere né da fondale né da sgabello comodo per ogni iniziativa».