ANATOLE FRANCE
โIL PROCURATORE DI GIUDEAโ
SELLERIO, PALERMO, 1980, pp. 45
Il racconto รจ un piccolo gioiello, uscito la prima volta nel 1902 nello splendido isolamento delle edizioni numerate, a cui lo ha confinato la passione per le edizioni preziose dellโautore francese, premio Nobel per la letteratura nel 1921. France era un erudito, allevato alla libreria antiquaria del padre e ai suoi celebri frequentatori. Del racconto, edito sempre come opera singola, esiste anche unโedizione tutta tirata al bulino, immagini e scritto. Anche questa per la collana di punta della Sellerio (รจ il quarto titolo de โLa memoriaโ) รจ unโedizione allโepoca preziosa usata come omaggio. Essa รจ stata tradotta da Leonardo Sciascia, che ha scritto in calce la โnotaโ a commento. Lโautore siciliano lo considera come un โbreve e perfetto racconto (uno dei piรน perfetti che il genere annoveri)โ. Del resto la perfezione รจ raggiungibile solo nel breve corso di una scrittura come il racconto o il testo poetico.
Eโ definito dal Sciascia come โun apologo โ e unโapologiaโ โ dello scetticismo piรน assoluto (e quindi della tolleranza che ne รจ figlia)โ. Eโ un giudizio che condivido poco o meglio la vicenda narrativa sfocia da tuttโaltra parte rispetto allo scetticismo. Si tratta di un dialogo, poco โdialogicoโ (le due voci non si riescono a sfiorare), tra due vecchi amici: Lucio Elio Lamia, condannato allโesilio da Tiberio come adultero di una nobildonna, citato negli โAnnalesโ di Tacito, e il molto piรน noto Ponzio Pilato, il procuratore di Giudea, che dร il titolo al racconto.
Lamia รจ stato dieci anni ospite di Pilato a Gerusalemme, testimone di quegli anni e dellโinfelice esito della carriera di Pilato, di cui ci tramandano le fonti antiche citate nella nota da Sciascia. Essi si ricordano nel convivio a due, che segue il loro casuale incontro a Baia, presso le cui terme si stanno curando per gli acciacchi dellโetร . Di quelle fonti non citate France ha la grande abilitร di conservare lo stile antico e sobrio, che la traduzione di Sciascia sa rendere. Pilato rimprovera lโamico la sua incontinenza sessuale e amorosa, che lo ha portato allโesilio, e Lamia rimprovera in maniera molto prudente il feroce governo esercitato sugli ebrei dellโaltro, che Sciascia definisce โuomo dโordine e quasi [un] precursore di Eichmannโ. Pilato non si ricorda neppure del Cristo, che ha lasciato crocifiggere lavandosene le mani, il cui nome viene fatto cadere da France alla fine del racconto: โGesรน il Nazzareno? No, non ricordoโ, รจ la risposta di Pilato. Eโ un meccanismo narrativo splendido, che lascia esterrefatto il lettore, il quale ha alle spalle venti secoli di cristianesimo, mentre qui realisticamente si confrontano i ricordi di due romani, un epicureo saggio e un funzionario, che chiede vendetta alla storia per la carriera troncata dalla morte dellโimperatore che lโaveva nominato. In realtร la storia gli รจ passata accanto (e si ricorda di lui proprio per il Nazzareno), mentre lui non se ne รจ accorto.
Lamia nel tentativo di addolcire lโospite ricorda la bellezza e il profumo delle โdonne di Siriaโ, come chiama genericamente le donne ebree. Lungo questa memoria, totalmente diversa da quella di Pilato (รจ uno dei tanti inganni della memoria, che รจ una qualitร umana molto legata alla soggettivitร , ricorda la bellissima meretrice dalla โfolta chioma rossaโ, che si unรฌ โa un piccolo gruppo di uomini e di donne che seguivano un giovane taumaturgo della Galileaโ. Il riferimento alla Maddalena รจ evidente. Questa linea memoriale porta allโemergere estremo del Nazzareno. Dunque anche qui lโemergere dellโinconscio รจ doppio secondo la lezione freudiana: quello erotico (lโincontinenza di Lamia e il passaggio sulla Maddalena) e quello politico (la vicenda indicibile del giovane taumaturgo, che cambia il corso della storia). Dunque nellโincertezza della memoria e nello scetticismo emerge lโamore, apparentemente nella sua forma degradata, quella del meretricio, ma allusiva alla sua forma piรน universale, quella dellโunico comandamento del Cristo (โama il prossimo tuo come te stessoโ).
O meglio โ come penso โ lโamore vive in ogni sua forma, anche nelle sue schegge piรน infime. Ciรฒ costringe Sciascia ad un vera giravolta interpretativa: โlo scettico France, e il suo scettico apologo, si consegnano allโamore. Forse svagatamente: ma spesso gli scrittori non sanno quello che fannoโ. Tale affermazione registra proprio lโinconsapevolezza dellโinconscio. Dunque France tanto scettico non era, se sono veri come รจ provato storicamente il suo impegno nellโaffaire Dreyfus (che lo mette al riparo da ogni forma di antisemitismo, il quale nel racconto รจ rappresentato da Pilato, ma non da Lumia), la difesa del popolo armeno e la simpatia per la giustizia sociale della rivoluzione russa.