MASSA MARITTIMA – «Le dimissioni dei membri del consiglio d’amministrazione sono irrevocabili, lo prevede la legge ed era riportato pure nella delibera consiliare di nomina del CdA Brenci del novembre 2019. Dal 5 marzo quindi il CdA del Falusi, in blocco, non esisteva più».
Così Fiorenzo Borelli, Paolo Mazzocco e Luciano Fedeli del Tavolo per la salute pubblica tornano a parlare della vicenda dell’istituto Falusi.
«Si è atteso 45 giorni – scrivono in una nota – perché a dire del sindaco vi era un regime di proroga che risulta previsto solo dopo le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale. Durante la seduta del consiglio comunale invece il sindaco si era espresso in modo diverso poiché affermava che “solo da pochi giorni la Regione ci ha comunicato che la nomina del commissario spetta al Comune”».
«Nell’unico consiglio comunale di aprile dove si parla del Falusi – proseguono – viene inviato da Borelli un documento via Pec da allegare al verbale della seduta che si perderà nei meandri della rete informatica del Comune, evidentemente a maglie troppo larghe, che in sintesi prevedeva: la scelta di un commissario che conoscesse la materia, la messa in campo di tutte le azioni politiche per abbattere l’affitto che avrebbe contribuito a mettere a posto i conti, la nomina di un nuovo CdA che lavorasse per stabilizzare la situazione del Falusi».
«Si legge che al commissario è stato affidato il mandato risanare i conti e lo fa esternalizzando due nuclei e liquidando la questione con poche slide da sbandierare come “frutto di un lavoro” che poteva essere fatto benissimo da qualsiasi ragioniere ma che condiziona quello che dovrebbe essere il lavoro di un nuovo CdAı.
«Si fa questo per scaricare sui tecnici scelte che dovrebbero essere istituzionali e politiche – affermano ancora Borelli, Mazzocco e Fedeli – mettendo così al riparo da critiche ed esonerando in primo luogo il Pd e la sua maggioranza dall’assunzione di responsabilità sulla vicenda. Ma d’altra parte che cosa ha detto il Pd in questi anni se non il nulla. Forse se ha fatto qualcosa si è limitato a far fuori Poli e le sue proposte che sono rimaste sconosciute e ha provato a fare la stessa cosa con Brenci che non ha esitato, quando ha capito il gioco, a dimettersi con tutto in CdA».
«Il commissario rinvia la decisione sulla sua permanenza al consiglio comunale e chissà che la maggioranza non decida, violando quello che prevede la legge regionale, che stabilisce dopo 90 giorni di commissariamento debba essere nominato un nuovo CdA, di prorogare illegittimamente il mandato per concludere tutte le operazioni matematiche e di privatizzazione avviate.
Non è questione di forma ma di sostanza. Se ci sono leggi vanno rispettate applicandole altrimenti il commissariamento diventa il metodo per trasferire funzioni di indirizzo, che spettano alle istituzioni, ad apparati tecnici minando le fondamenta della democrazia».
«C’erano le proposte del CdA di Poli, quelle del CdA di Brenci mai portate a discussione in consiglio, Poli è stato messo da parte e Brenci con tutto il CdA si è dimesso perché inascoltato. Evidentemente si vuole intraprendere una strada diversa tutta privata quasi come se il Falusi fosse cosa di famiglia. Nei fatti quello che si registra per la prima volta nella storia dell’istituto è una crisi profonda, una situazione disastrosa che è lì da anni, gestita in modo non collegiale, ragionieristico e monocratico da poche, pochissime persone che si limitano solo a far quadrare i conti non solo economici ma di mero opportunismo politico».
«Per quanto attiene invece il punto relativo alla vicenda dell’addetta delle pulizie – concludono – non ne è stato chiesto il licenziamento ma, come ci risulta da una nota del legale della cooperativa, la committenza ovvero il Falusi ne ha chiesto espressamente l’allontanamento. La lavoratrice è stata trasferita in una sede lontana e, visto l’esiguo stipendio, è stata costretta a licenziarsi perché lavorare sarebbe stata una rimessa».