POGGI DEL SASSO – Sarà una tripla festa, quella che attende la comunità monastica di Siloe, a Poggi del Sasso, domenica 11 luglio.
Oltre che la memoria liturgica di san Benedetto, fondatore del monachesimo occidentale, la comunità accoglierà la professione religiosa di un nuovo confratello, Alberto Antonio Consiglio, 41 anni.
Non solo: al termine della messa solenne presieduta dal vescovo Rodolfo, amministratore apostolico di Grosseto, avrà luogo anche la cerimonia della benedizione e posa della prima pietra della erigenda chiesa del monastero, sussidiaria della chiesa parrocchia di Santa Margherita a Poggi del Sasso.
La posa della prima pietra avrà luogo al termine della messa festiva, che sarà celebrata presso il monastero alle ore 18.
Un momento atteso e che arriva nel 25° dell’arrivo di monaci in Maremma. Il primo nucleo della comunità venne, infatti, accolto nel settembre del 1996 dal vescovo Giacomo Babini.
«E’ un desiderio coltivato da anni – dice con gioia il priore della comunità, padre Mario Parente – e che finalmente, con la posa della prima pietra, segna un momento di svolta, decisivo per la vita del monastero. Di questo ringraziamo il buon Dio e coloro di cui si è servito: dal vescovo Rodolfo agli uffici della Curia diocesana, alla Cei, alla Fondazione Bertarelli, all’ufficio liturgico diocesano, all’architetto Milesi che ne ha curato la progettazione».
La futura chiesa sarà intitolata a Dio Padre creatore.
«Anche questo è un segno che come chiesa diocesana e comunità monastica abbiamo desiderato dare. Quando, con il vescovo Rodolfo, ci siamo confrontati sulla intitolazione, ci siamo detti che questi anni ci stanno mettendo ulteriormente davanti il compito di dare gloria a Dio ritrovando un dialogo nuovo con tutte le creature, come papa Francesco ci impegna a fare con l’enciclica Laudato si’. Per questo abbiamo pensato che intitolare la chiesa del monastero a Dio padre creatore può aiutarci tutti a ritrovare questa comune figliolanza e quindi la radice di una nuova fraternità», dice sempre padre Mario.
Il percorso per la costruzione di una chiesa presso il monastero di Siloe è iniziato alcuni anni fa. Nel 2018, poi, in occasione della Settimana della Bellezza, venne presentato il progetto firmato dall’architetto Edoardo Milesi, ideatore anche del complesso monastico.
La presentazione avvenne in due occasioni. Una prima volta in un incontro rivolto agli architetti iscritti all’ordine e a studenti degli ultimi anni dell’istituto tecnico per geometri e del liceo artistico di Grosseto. Una seconda volta in cattedrale.
«Non pochi anni fa – commenta il vescovo Rodolfo – i monaci arrivarono a Grosseto e il vescovo Babini li accolse come parte di questa chiesa, con una identità specifica. Prima tappa è stata la costruzione di una parte del monastero, dove la comunità può svolgere la sua vita; ora si guarda avanti e si pensa alla chiesa. Il fatto che la presentazione di questo progetto sia avvenuta in cattedrale è molto bello: è la chiesa-madre che genera la chiesa del monastero».
L’architetto Edoardo Milesi, ripercorrendo le fasi della progettazione e della realizzazione del blocco già esistente del monastero, sulla collina di Poggi del Sasso, sottolinea come l’intero progetto architettonico per la comunità di Siloe si ispiri alle suggestioni dell’architettura cistercense: «Le sue forme furono imitazioni di archetipi che richiamano al principio dell’universo. Sulla scorta di questa ispirazione, oggi sulla collina di Siloe vediamo un complesso monastico perfettamente e armoniosamente inserito nel contesto naturale. Chi arriva al monastero resta abbacinato dalla bellezza di un luogo in cui il tempo sembra come essersi fermato, perché passato e presente convivono in modo spontaneo. Nulla è fuori luogo: ogni oggetto, ogni pietra raccontano di una vita che si svolge secondo i ritmi della dimensione monastica, aperta sull’oggi.
Il progetto della futura chiesa si pone in perfetta continuità con quanto già realizzato».
Il progetto
«La nuova chiesa sussidiaria della parrocchia Santa Margherita presso il monastero di Siloe – spiega l’architetto Milesi – si inserisce nel contesto monastico, ma con un suo accesso dall’esterno, autonomo e indipendente. Lo spazio è delimitato dal prolungamento del recinto in pietra del monastero di Siloe (le mura in sasso) sul quale, sostenuto da puntoni in legno, è steso un mantello in zinco-titanio, lo stesso di tutte le altre coperture. L’ingresso alla chiesa, posizionato al tramonto, è annunciato da un’ampia pavimentazione in pietra locale (sacrato) e la porta segnata da un leggero nartece in legno. La copertura, una vela in zinco-titanio, a falda unica è sostenuta da una doppia fila di colonne in legno, binate e inclinate, che con la loro altezza crescente, dall’ingresso all’abside, enfatizzano la forte impennata del tetto verso il cielo, formando una sorta di grande tenda sospesa perché leggermente sollevata da terra».
«All’esterno, in un taglio verticale nella parete di fondo dell’abside, è inserita la grande croce in legno. Il taglio – continua ancora la descrizione del progettista – prosegue verso il basso, generando una fessura di luce da est che retro-illumina il grande mosaico in vetro posto dietro l’altare reso appunto dinamico dalla luce che lo colpisce da diversi punti. In copertura, al centro della chiesa, una dorsale di luce zenitale illumina i poli liturgici durante la giornata. La luce di mezzogiorno verrà filtrata dalla struttura in traliccio metallico della copertura che in quel punto è lasciata a vista e chiusa da tamponamenti in vetro termico lasciato all’ossidazione del tempo. Una specie di intreccio di rami che formano un tessuto strutturale autoportante fatto da travi reticolari e di cannicciate orientati in modo solo apparentemente casuale. È la reinterpretazione in chiave contemporanea del soffitto. Il soffitto nelle chiese antiche è tutto: è la narrazione, il cielo, il miracolo. A Siloe non possiamo permetterci un soffitto a imitazione del cielo e quindi portiamo dentro il cielo, con tutto il suo corredo di luci, ombre, uccelli, foglie, suoni».
«Nella chiesa – aggiunge Milesi – la linea retta regna sulle pareti della navata, la curva sulla volta, gli unici ornamenti sono la luce, il canto e la musica. Un’illuminazione costante, neutra, senza ombre e riflessi inonda la chiesa dal basso lungo le navate laterali e una luce dinamica, solare, in continuo movimento traccia tutto il percorso giornaliero del sole lungo le pareti della chiesa tenendo come fuoco principale l’altare. La porta d’accesso, spessa, larga e alta quanto il nartece, ruota su sé stessa si apre a bilico verticale, contiene una piccola porta stretta».
La chiesa, dunque, come spazio sacro, luogo della Presenza.