GROSSETO – “È inammissibile legare le dimissioni all’accertamento del pagamento dei pasti di accompagnatori e caregiver”. L’Ordine delle professioni infermieristiche di Grosseto e l’Ordine dei medici commentano duramente la nota recentemente inviata dall’Azienda Usl Toscana sud est ai direttori dei presidi ospedalieri.
“Non entriamo nel merito della scelta di far pagare il pasto ai genitori dei bambini ricoverati e ai parenti delle persone degenti in hospice, servizio finora gratuito, ma riteniamo gravissimo che questa decisione vada ad interferire con i percorsi di cura: legare la dimissione del paziente all’accertamento dell’avvenuto pagamento è per noi, professionisti sanitari, inaccettabile”.
Nella circolare, infatti, vengono indicati costi e modalità di pagamento dei pasti per gli accompagnatori dei minori ricoverati e per i caregiver. “Non possiamo accettare – dicono il presidente dell’Ordine degli infermieri Nicola Draoli e la presidente dell’Ordine dei medici Paola Pasqualini –che si assoggettino le dimissioni alla verifica del pagamento: si tratta di un pratica che condiziona il percorso di cura e la vincola alla riscossione di un’imposizione economica e questo va contro i principi del nostro sistema sanitario. Noi siamo professionisti della sanità, siamo chiamati per deontologia a garantire le prestazioni in un sistema che è universalistico e solidaristico: non facciamo distinzioni basate su nessun tipo di discriminante soggettiva, tantomeno quella reddituale. Per questo, la dimissione per noi subentra solo dopo una decisione clinica e non amministrativa ed è inaccettabile unire questi due aspetti, tanto più se lo si fa per quei casi che meritano, al contrario, più tutela: stiamo parlando, infatti, degli accompagnatori di minori, che non possono essere lasciati soli, e che spesso, soprattutto per la terapia intensiva neonatale, possono durare settimane, e per i caregiver di persone terminali, che stanno vivendo i loro ultimi giorni. Come possiamo pensare di legare la dimissione, che purtroppo in alcuni contesti particolari coincide spesso con il decesso, alla verifica di un pagamento? Stiamo parlando di genitori, figli, fratelli, compagni, di persone in stato di estremo bisogno e di persone, i caregiver, che stanno affrontando un momento della vita particolarmente complicato, per il quale hanno bisogno di supporto e sostegno”.
A preoccupare Opi e Omceo è anche il fatto che la nota della Asl sembra delegare ai professionisti sanitari il controllo dell’avvenuto pagamento oltre che una serie di incombenze comunicative con le ditta esterne: “Ci chiediamo anche chi deve controllare e verificare che i pagamenti siano avvenuti. Dalla nota inviata, infatti, si potrebbe leggere tra le righe che sia il personale sanitario a dover vigilare, in una situazione in cui siamo già oberati di lavoro e le nostre priorità sono quelle della cura e del prendersi cura e non certo la verifica amministrativa, che è un aspetto che non ci compete”.
“Questo è un elemento che non ci appartiene e su cui non vogliamo assolutamente essere coinvolti – aggiungono -. Chiediamo con forza che l’Azienda riveda immediatamente questo programma. Come detto, non entriamo nel merito della scelta, anche se non possiamo fare a meno di notare che per lunghe degenza si tratta di chiedere cifre importanti alle famiglie senza tener conto della condizione reddituale, ma vogliamo che l’accertamento del pagamento non sia legato alle dimissioni e che l’Azienda provveda all’eventuale recupero delle somme non versate con altre modalità, ad esempio con quelle già attuate per la riscossione dei ticket. Suggeriamo all’Azienda di instaurare dei percorsi di interfaccia più diretta, semplice ed esclusiva tra i familiari dei degenti e le ditte esterne, esautorando noi professionisti da qualsiasi compito in merito”.