ROCCASTRADA – “Molti di noi non lo sanno, alcuni più “attenti” sì, di sicuro i giovani ne ignorano l’esistenza, ma vicino a noi, nel nostro territorio si trova un gioiello botanico unico”, lo racconta Roberto Tronconi, speleologo e documentarista grossetano.
“Nella Valle del Farma – prosegue -, all’interno della Riserva Regionale, una strada realizzata nel 2006 con i fondi dell’Europa e della Regione Toscana, fondi pubblici, da dietro il Castello del Belagaio porta verso il fiume fino alla “Ferriera” sotto Monte Quoio.
Questa strada, usare questo termine adesso per chiamarla è un eufemismo, tanto è mal ridotta da frane e alberi caduti che ne impediscono il passaggio al punto che è praticamente impossibile seguirne il tracciato, conduce al fiume, dove a soli 200 metri di altitudine si trova la Faggeta più bassa d’Europa (considerate che l’areale del faggio normalmente insiste intorno ai 1.000 metri di altitudine s.l.m.).
Ultima testimonianza arborea delle immense foreste del Pleistocene, ma che le particolari condizioni microclimatiche della val di Farma ne hanno consentito la sopravvivenza in pochi e significativi esemplari.
Tra questi relitti glaciali di notevole importanza scientifica viveva un faggio monumentale che a malapena quattro persone potevano abbracciare, tanto il suo tronco era grande. Purtroppo questo antico faggio oggi non esiste più come la strada che conduceva ad esso, un gioiello botanico del nostro territorio andato perduto tra l’incuria generale in cui versa l’intera riserva del Belagaio e parte della Val di Farma.
Di lui non rimane che la sua ombra, il suo scheletro di legno marcio e deteriorato dagli agenti disgreganti della natura quale monito a tutti coloro che abitano il territorio, che magari si indignano per un pino tagliato perché pericolante (pianta che neppure è autoctona dei nostri luoghi e del nostro paesaggio), che non hanno invece saputo proteggere questo gigante di epoche lontane giunto fino a noi e preservarlo a memoria futura, come invece meritava.
Tutt’intorno del nastro bianco e rosso oramai sbiadito a delimitarne l’area e vegliato da altri faggi imponenti, tutti, sia grandi che piccoli, contrassegnati da un punto di vernice rossa:
marchiati per quale motivo?
cosa stanno ad indicare quei segni rossi su quei faggi?
chi ha delimitato l’area con nastro bianco e rosso?
Credo che queste domande meritino una risposta”, conclude Tronconi.