MASSA MARITTIMA – La polizia stradale di Grosseto del distaccamento di Massa Marittima la scorsa settimana ha fermato lungo la Ss1 “Aurelia”, all’altezza di Follonica, un camion con tachigrafo alterato. Il conducente, di nazionalità straniera, dipendente di una ditta della provincia di Perugia, stava trasportando della merce deperibile.
Sin dai preliminari accertamenti, i poliziotti dell’unità operativa distaccata di Massa Marittima, hanno potuto verificare che qualcosa non andava, infatti dal controllo del cronotachigrafo in dotazione dei veicoli, emergevano anomalie circa la velocità, le distanze percorse e quindi i riposi effettuati.
In altre parole, emergevano ripetuti episodi nei quali risultava che l’autista stesse riposando, mentre invece stava guidando tranquillamente come se nulla fosse.
I mezzi pesanti sono infatti dotati, come previsto dalla normativa europea, di un’apparecchiatura elettronica (o analogica per i mezzi più vecchi) che serve a controllare sia la velocità dei camion, sia i tempi di guida e di riposo dei conducenti con il fine ultimo di tutelare la sicurezza stradale che, se non fossero rispettate le regole imposte per i veicoli di tale stazza, sarebbe messa in grave pericolo.
Non è andata bene al “furbetto”, perché ha dovuto fare i conti con gli investigatori di Massa Marittima, esperti del settore e che ormai da tempo stanno contrastando questo triste fenomeno. Ma non è finita qua, infatti gli agenti non si sono limitati a leggere i dati forniti dalla strumentazione elettronica, ma seguendo a ritroso un anomalo circuito elettrico rinvenuto nel cronotachigrafo, riuscivano a rinvenire e sequestrare un “bulbo kitas” che collegato con un interruttore abilmente occultato nel cruscotto del camion, permetteva di spengere ed accendere a piacimento la strumentazione di controllo, così da modificare i dati relativi ai tempi di guida e di riposo.
Purtroppo non è infrequente un questo comportamento, finalizzato principalmente a perseguire l’obiettivo di guidare oltre le nove ore giornaliere massime previste, per ottenere un maggiore guadagno economico spesso direttamente proporzionale al numero dei viaggi portati a termine, minando oltre che la tutela dei lavoratori dell’autotrasporto anche la libera concorrenza tra le aziende del settore.
Per l’autista è scattato il ritiro della patente con decurtazione di dieci punti, una sanzione di circa 1.800 euro e il fermo del veicolo fino a revisione presso autofficina autorizzata, oltre che il sequestro dei marchingegni.