GROSSETO – «Non tutto è oro quel che luccica: il progetto Smart e green reward voluto dal Comune di Grosseto è farraginoso e sostanzialmente inutile».
Così il Movimento 5 stelle di Grosseto riguardo il circuito ideato da Remunero, società sarda che ha firmato un protocollo d’intesa con il municipio grossetano. L’idea è quella di dar vita a una sorta di moneta complementare legata al pagamento della Tari.
«Farraginoso e sconveniente l’iter per cittadini e imprese che vogliono aderire – scrivono una nota -. Le persone devono versare alla società partner del Comune una quota in euro per l’attivazione del servizio. Mentre alle imprese spetta garantire uno sconto in fase di acquisto del 30% a chiunque si presenti con la card Remunero in mano. A loro volta, le ditte possono “spendere” il valore degli sconti non riscossi, ma solo entro il circuito stesso e comunque per un valore massimo del 30% dell’importo speso ogni volta. Ci chiediamo quale sia il parere delle associazioni di categoria rispetto a questo sistema».
«Il sindaco, con il suo abituale fare spumeggiante – proseguono -, si vanta di essere l’unico in Italia ad aver aderito all’iniziativa della società sarda che adesso è alla ricerca dei soggetti senza i quali il progetto non può partire, ovvero chi mette davvero i soldi: imprese e cittadini.
Questo tipo d’iniziative sono note da anni: in questo caso si fa leva sulla Tari che diventa un credito per il cittadino, una volta versato in anticipo il 3% della stessa alla società che gestisce il sistema, mentre le imprese verseranno anch’esse alla società una percentuale per ogni transazione effettuata».
«Il principio è quello delle monete complementari che abbiamo già conosciuto sotto il nome di Scec: anni fa, alcune imprese aderirono a questo circuito iniziando a fare sconti in cambio di cartamoneta Scec. Risultato? Casse più vuote e cassetti pieni di Scec andati poi al macero.
Ma c’è dell’altro: con questi soldi virtuali possiamo pagare le imposte comunali? In sostanza, il Comune fa parte della rete? La risposta è no. Ed è qui, nella difficoltà di trovare aziende aderenti che si manifesta il grande limite di queste iniziative».
«Chi fa impresa non ha bisogno di altra burocrazia – concludono -. Senza considerare che a guadagnarci non è l’azienda aderente, costretta a fare sconti del 30%, bensì chi ha realizzato il sistema che si sostiene con il pagamento di commissioni legate alle adesioni e alle transazioni».