GROSSETO – Nel 2020 sono stati scoperti 24 evasori totali, ossia esercenti attività di impresa o di lavoro autonomo completamente sconosciuti all’Amministrazione finanziaria, che hanno evaso imposte dirette ed Iva per oltre 3 milioni e mezzo di euro; individuati anche 17 lavoratori “in nero” o irregolari. È quanto emerge dal bilancio annuale della Guardia di finanza.
A seguito di indagini di polizia giudiziaria sono emersi 40 casi di gravi violazioni fiscali, per i quali sono stati denunciati altrettanti responsabili. Il valore dei beni sequestrati per reati in materia di imposte dirette e Iva è oltre mezzo milione di euro, pari alle frodi fiscali accertate. Confiscati anche 150 mila euro, pari all’imposta evasa costituente il profitto dei reati accertati di utilizzo di fatture false.
Eseguito anche un cosiddetto “sequestro preventivo per equivalente” di beni immobili, mobili e disponibilità finanziaria per un valore di 710.000 euro costituenti l’indebito profitto conseguito da una compagine societaria che al fisco dichiarava solo l’esercizio di attività agricola e agrituristica senza aver mai svolto alcuna attività ricettiva, destinando l’intero complesso, nel tempo interessato da ristrutturazioni di pregio, a residenza vacanziera di un facoltoso cittadino straniero. Quest’ultimo è risultato essere il beneficiario effettivo, nonché titolare del capitale della società ispezionata, per il tramite di società off-shore.
Individuati anche due importanti casi di evasione fiscale internazionale. Il primo riconducibile al cosiddetto fenomeno della “esterovestizione” della residenza fiscale, che ha portato alla constatazione di materia imponibile sottratta a tassazione per circa 2 milioni di euro e la scoperta di altri 11,5 milioni di euro illecitamente detenuti all’estero e non dichiarati in Italia.
Nel secondo è stata individuata una società di diritto estero responsabile di aver occultato al fisco nazionale redditi per oltre 1 milione di euro, che ha consentito di proporre all’Autorità Giudiziaria il sequestro per equivalente per 800.000 euro. Una parte considerevole della base imponibile recuperata a tassazione, circa 16 milioni di euro, oltre ad I.V.A. per circa 4,5 milioni, è da ricondurre a soggetti, anche stranieri, che hanno utilizzato false società agricole per abbattere gli utili di società riconducibili al fenomeno dell’evasione fiscale da parte delle c.d. “società di comodo”.