GROSSETO – “L’edilizia pubblica nel nostro paese non può svolgere la sua funzione né in chiave di assistenza alloggiativa per chi è in difficoltà economica, né in chiave di calmierazione del mercato, in quanto non è numericamente rilevante (3% circa sullo stock totale), non è ben gestita (gran parte del patrimonio versa in condizioni disastrose e quando un alloggio si libera non viene assegnato in tempi ragionevoli), ed è in fase di dismissione (per effetto delle leggi 560/93 e 80/2014)”, a scriverlo, in una nota, Asia-Usb, che domani scenderà in piazza anche a Grosseto, alle 17 in piazza Rosselli.
“Noi crediamo – prosegue l’associazione – che il ruolo che l’edilizia pubblica deve avere in Italia, soprattutto nel dopo pandemia, sia di tutt’altro spessore e vogliamo che le istituzioni e gli enti competenti imprimano un cambio di passo in tal senso:
attraverso una riforma strutturale del sistema, che trovi risorse economiche organiche in grado di finanziare un grande piano decennale di edilizia pubblica residenziale da un milione di case popolari riutilizzando il patrimonio esistente;
mediante un approccio di gestione che persegua il bene collettivo, da cui va epurato il modello privatistico che in questi ultimi decenni ha invece prevalso, portano al disastro attuale;
fermando le dismissioni in atto, le quali portano, direttamente o indirettamente, a processi speculativi su immobili realizzati con altre finalità, ossia alleggerire la tensione abitativa e calmierare il mercato (finalità che vanno mantenute);
riqualificando il patrimonio esistente, impiegando il più possibile il circuito economico locale, in modo che le ricadute sul tessuto sociale ed economico dei quartieri siano rilevanti;
rappresentando e narrando i quartieri e le periferie in modo diverso, restituendo la parola ai cittadini che le abitano. Questo vorrebbe dire uscire dall’eterna campagna elettorale giocata sulla loro pelle e smetterla di alimentare una continua guerra fra ultimi e penultimi, iniziando ad affrontare i reali problemi delle classi e dei ceti popolari;
cancellando le norme malvagie e insensate che negli ultimi anni hanno reso la vita impossibile a decine di migliaia di persone, cui è stata negata la residenza, il sostegno al reddito, il diritto alla cura etc. (art.5 legge Renzi-Lupi).
Nel Piano di Ripresa e Resilienza Nazionale non vi è nulla di tutto questo, anzi vengono ribaditi i soliti meccanismi atti a favorire la speculazione, il tutto mascherato dalle parole “Housing Sociale”.
Non vogliamo “Housing Sociale”, vogliamo case popolari, di qualità, per tutti e dappertutto (non quartieri ghetto), creando nuovo patrimonio dagli immobili inutilizzati, riqualificando i quartieri, rianimandoli, dando lavoro ed offrendo nuove prospettive che non siano solo quelle di indebitarsi a vita con il mutuo di una banca o di versare a fondo perduto l’equivalente di uno stipendio in un affitto”, conclude Asia-Usb.