GROSSETO – Sabato prossimo la Cgil maremmana sarà a Firenze in piazza Santa Croce per ribadire insieme a Cisl e Uil la necessità di prorogare il blocco dei licenziamenti al 31 ottobre, e nel frattempo adottare un nuovo sistema di ammortizzatori sociali e politiche attive per il lavoro. La manifestazione interregionale (dove confluiranno Toscana, Emilia-Romagna, Sardegna, Lazio, Abruzzo, Marche) che inizierà alle 10:00, si terrà in contemporanea con le manifestazioni di Torino e Bari, a sottolineare che la mobilitazione guarda ai problemi diffusi in tutto il Paese. Da Grosseto partiranno più di 50 persone, nel rispetto delle norme di prevenzione del Covid. In piazza – dove interverrà Luigi Sbarra della Cisl – infatti, potrà esserci un numero contingentato di manifestanti.
«Non ci possiamo permettere – spiega la Cgil grossetana – di lasciare indietro una fetta significativa di lavoratori proprio nel momento in cui si stanno manifestando i primi chiari segnali di ripresa economica, ma dobbiamo invece cogliere l’occasione di ridurre una volta per tutte le troppe disuguaglianze presenti oggi nel Paese.
Ripartire, pertanto significa scongiurare un’ulteriore catastrofe occupazionale e sociale dopo gli effetti devastanti della crisi economica e di quella sanitaria. Per questo è indispensabile che il blocco dei licenziamenti non finisca prima di aver messo mano ad un nuovo sistema di ammortizzatori sociali, evitando un altro fenomeno come quello degli “esodati”. Non consentendo alle imprese di strumentalizzare la crisi in atto per ristrutturarsi anziché produrre innovazione. Un film già visto in passato, quando una quota significativa d’imprese ha pensato di recuperare competitività licenziando e puntando sul lavoro povero, iper-flessibile e precarizzato. Salvo aver visto tutti com’è finita.
Nel frattempo, la pandemia ha allargato il solco tra i redditi di chi ha ricchezza e patrimoni e chi ha un lavoro, spesso povero, famiglie monoreddito o con molti figli e disoccupati. Con la crescita esponenziale della povertà assoluta, che oramai riguarda più di cinque milioni di persone.
Per questo la Cgil e i confederali – insieme a blocco dei licenziamenti e nuovo sistema di ammortizzatori sociali e politiche attive per il lavoro – chiedono una discussione pubblica e trasparente sui meccanismi di spesa delle risorse del Piano nazionale di resilienza e rilancio (Pnrr). Fino ad oggi, infatti, l’impressione netta è che il lobbysmo d’impresa stia orientando le scelte nell’esclusiva logica di mercato che è all’origine della crescita delle diseguaglianze degli ultimi vent’anni. Col rischio che i soldi del Recovery plan finiscano per finanziare le ristrutturazioni aziendali, sostenendo gli utili e sacrificando le persone. Invece di costituire la leva positiva per generare lavoro buono e redistribuire finalmente ricchezza in modo più equo e trasversale».