MASSA MARITTIMA – «Ma il consiglio di amministrazione del Falusi che fine ha fatto»?
A chiederselo è il gruppo di minoranza composto da Fiorenzo Borelli (Lista civica), Daniele Brogi (Lega), Luciano Fedeli (Pci).
«Questo Paese – scrivono in una nota – non va male perché non ci sono le leggi ma perché non si applicano. Il caso Falusi, dove da mesi ormai il CdA si è dimesso ha visto un’attesa, in modo anomalo, dei 45 giorni per le nuove nomine per poi alla scadenza dare incarico ad un commissario. Il sindaco ne ha parlato una volta in consiglio e poi il silenzio».
«La nomina di un commissario – proseguono – poteva essere giustificata dal giorno dopo le dimissioni del consiglio, in attesa dei nuovi membri, ma il prolungarsi delle sue funzioni lasciano trasparire più elementi. Forse non si trova la quadra “politica” e forse ci sono problemi con gli altri comuni. Oppure si sta facendo un’operazione che porterà il Falusi dentro al “Coesone” così da perdere quel valore aggiunto che l’esperienza Falusi ha dato non solo al territorio ma alla Toscana tutta.
Tutto è possibile ma quello che è intollerabile è che il comune capofila, ed in particolare sindaco e maggioranza, ignorino completamente le norme tracciando un percorso che non trova riscontri e questo induce a pensare ci siano grandi manovre in corso per “scodellare” ancora soluzioni unilaterali che vengono lanciate come proclami, magari annunciandole con enfasi per far crescere il sistema dei servizi».
«L’atteggiamento – sostengono Borelli, Brogi e Fedeli – oltre ad essere scorretto istituzionalmente potrebbe avere risvolti anche di illegittimità, poiché se non vi sono cause ostative effettive e dichiarate perché non si procede alla nomina di un nuovo CdA che garantirebbe non funzioni di emergenza, come può e deve fare un commissario, ma il governo di un ente che dire dimenticato è dir poco.
Per questi motivi ci pare opportuno interrogare e chiedere lumi agli organismi superiori, quali prefettura, difensore civico e consiglieri regionali perché anche se a luglio scadrà il decreto d’incarico, questa situazione è ridicola e irresponsabile, mette in grave difficoltà un ente che ha, per la specificità dei servizi, una valenza rilevante in ambito comprensoriale».
«A questo si aggiunga la serenità dei lavoratori – concludono – che non può essere solo quella di garanzia di uno stipendio ma è anche dignità e comprendere quelle che saranno le sorti dell’istituto per intraprendere quelle azioni di tutela che sono anch’esse un diritto. Infine, giusto per ricordare, ci giunge segnalazione che servizi come ad esempio la revisione degli split per la climatizzazione degli ambienti, non sono state eseguite e tutti sappiamo come il caldo possa incidere sulla salute degli anziani ospiti. Quest’ultime cose non competono al CdA ma quando c’è un CdA sono di più semplice e rapida soluzione».