FOLLONICA – “Gli infermieri non possono tenere relazioni con le famiglie dei malati, darne notizie, portare fuori senza ordine lettere, ambasciate, saluti né possono recare agli ammalati alcune notizie dal di fuori, né stampe, né scritti”.
Queste righe sono un estratto del regolamento interno dell’ex manicomio di Volterra, l’ospedale psichiatrico più grande d’Italia chiuso ormai da molti anni. Nella struttura, che oggi è fatiscente e le tracce delle sofferenze passate sono ormai sbiadite, il fotografo follonichese Carlo Tardani, attraverso l’obiettivo della sua macchina, negli anni scorsi ha cercato di catturare le testimonianze ormai mute dei pazienti.
Nel 2011 l’artista ha fatto decine di visite alla struttura, ha parlato con alcuni infermieri ancora in vita, ha esaminato gli archivi, per cercare di mantenere in vita una traccia di quell’umanità misteriosa che abitava il manicomio.
Il risultato sono migliaia di scatti, rigorosamente in bianco e nero per i quali è difficile trovare degli aggettivi descrittivi.
È un progetto, anzi una ricerca, rimasto nel cassetto per quasi dieci anni senza trovare la giusta circostanza per essere reso pubblico.
In occasione dell’esposizione “In viaggio. Dante si mostra”, che si è conclusa in questi giorni a Gavorrano, Tardani era stato contattato per sapere se aveva alcune fotografie che potessero collegarsi al tema della mostra.
Per il fotografo non è stato difficile associare gli scatti del manicomio a “L’inferno” della Divina Commedia e da lì è nata l’idea di realizzare un video dal titolo “La collina dell’oblio” con le fotografie dell’ospedale psichiatrico accompagnato dalla colonna sonora composta appositamente da Stefano Cocco Cantini.
L’inedito video è stato proiettato la scorsa settimana nel centro storico di Gavorrano e ha riscontrato un successo inaspettato.
Oggi lo vogliamo condividere con i nostri lettori.