GROSSETO – “Tra i tanti progetti contenuti nel Pnrr, il pacchetto di investimenti che dovrebbe essere finanziato dal Recovery fund, nel capitolo dedicato alla “difesa del suolo” sembra mancare una voce a dir nostro fondamentale: quella dedicata all’acqua. Come Confederazione di Grosseto siamo consapevoli che il nostro territorio ha urgente bisogno di infrastrutture come una viabilità moderna e la banda larga, ma omettere progettualità che vadano ad arginare la carenza idrica della Maremma significa mettere a rischio non solo il futuro dell’agricoltura e dell’industria ma anche quello della stessa popolazione”.
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A parlare sono i vertici di Cia Grosseto, il presidente Claudio Capecchi e il direttore Enrico Rabazzi che si fanno promotori di una criticità che rischia di essere devastante per questo territorio
“L’acqua è vita e senza acqua non vi è futuro – commentano di due dirigenti – Oggi più che mai servono programmazioni mirate, invece, questa preziosissima risorsa che non è infinita, non trova un giusto rilievo nei progetti del Pnrr. Come Cia Grosseto ricordiamo che la Maremma è un territorio fragile; da anni soggetta a una sofferenza idrica a seguito della risalita del cuneo salino lungo tutta la costa che provoca effetti deleteri ed è anche una delle cause della lenta ma costante desertificazione. Tra le cause principali i cambiamenti climatici sempre più spesso caratterizzati da precipitazioni violente dunque non più benefiche, ma dannose e pericolose. Ne consegue che la carenza di acqua porta al prelievo in falde per uso domestico, agricolo ed industriale”.
“Come Cia Grosseto siamo dunque a chiedere che nel RRF vengano inserite progettualità a favore di questa risorsa. Chiediamo finanziamenti per la costruzione di piccoli e medi invasi lungo il corso dei torrenti o dei fiumi per preservare e tutelare una risorsa sempre più preziosa e, in taluni periodi, insufficiente. Servono progetti per la costruzione di piccoli bacini d’acqua per raccoglie l’acqua piovana che potrà poi essere riutilizzata per l’irrigazione, per la zootecnia, per l’industria, in caso di incendi ma anche per gli abitanti del territorio. Interventi che avrebbero una ricaduta su tutta la collettività perché queste costruzioni hanno negli anni dimostrato la loro importanza anche per laminare le piene. Siamo certi – concludono Capecchi e Rabazzi – che solo mediante un’azione coordinata, dove l’applicazione di soluzioni avviene attraverso la costruzione di invasi, sarà possibile garantire una corretta attribuzione di diritti nella distribuzione delle acque. Per questo sollecitiamo la politica a dare la giusta rilevanza alla questione in sede di formulazione delle progettualità inerenti al RRF”