GROSSETO – “Siamo basiti”, così la presidente del Comitato Pastori d’Italia Mirella Pastorelli commenta i risultati dello studio dell’Istituto di ecologia applicata di Roma presentati dall’associazione DifesAttiva sulle predazioni in Provincia di Grosseto. I dati, elaborati dalla Asl, mostrano che le aziende zootecniche in provincia di Grosseto, che usano correttamente le misure di prevenzione contro le predazioni, hanno ridotto del 50% le perdite del bestiame.
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“Ma siamo forse siamo su ‘Scherzi a parte? – prosegue Pastorelli – Ma a parte gli scherzi, e scusate il gioco di parole, il problema per il settore dell’allevamento è davvero serio se non drammatico.
Le predazioni sono aumentate in modo esponenziale. Addirittura, diverse aziende hanno chiuso proprio a causa degli attacchi da parte degli innumerevoli predatori che ci sono in giro per le campagne. A nostro parere, il sondaggio andava fatto su tutte le aziende a 360 gradi, e non fermarsi solo ad alcune.
Infatti, sono molti gli allevatori che non ce la fanno più, perché oberati da spese e delusi dalla politica, quest’ultima colpevole di averli privati di un grande diritto che nobilita l’uomo, che è il lavoro. E come diceva Giorgio La Pira ‘La civiltà del lavoro è fondata sulla centralità dell’uomo’: chi toglie il lavoro compie un’ingiustizia perché il diritto al lavoro è un’espressione puramente simbolica, ma insopprimibile bisogno della persona umana. Per tale motivo non denunciano più le predazioni.
I dati riferiti dall’Usl sono parziali, e pertanto vanno integrati con un 50% di sommerso. Il nostro Comitato è stupito che si continui ancora a spendere soldi per sondaggi, conferenze, studi e quant’altro sulla coabitazione tra lupo e pecora, non pensando a risolvere veramente il problema, che tra l’altro non riguarda solo la Maremma, ma un’intera Nazione. La zootecnia è fonte di lavoro e di prestigio perché produce prodotti con il marchio Made in Italy che portano l’Italia ad occupare i primi posti a livello mondiale.
Riguardo alle misure di prevenzione più di un appunto va fatto alle recinzioni: oltre che deturpare l’ambiente, sono inquinanti a lungo andare per la ruggine che si deposita sul di esse. Inoltre privano o limitano il pascolo brado degli ovini privati, rendendo il latte prodotto meno genuino e meno redditizio. Per non parlare poi dei cani da guardiania, molto costosi e per certi aspetti anche pericolosi se non ben gestiti.
Se il Governo e la Regione Toscana non interverranno immediatamente la zootecnia sarà destinata a finire. A supporto di questo ci sono anche i dati che emergono dal Caseificio di Manciano. Attorno al 2000, il caseificio aveva circa 700 soci, e lavorava 15 milioni di litri di latte. A distanza di 20 anni, adesso i soci sono 220, e il latte lavorato è sceso a 8 milioni di litri, con una perdita di capi da 800 mila a 400 mila. Dati davvero preoccupanti.
Non è più tempo di scherzare, la regione Toscana deve dire se ancora crede nella produzione del pecorino DOP Toscano. E se ancora ci crede, cominci ad erogare agli allevatori di pecore da latte l’unità compensativa così da sopperire alla distorsione commerciale”, conclude Mirella Pastorelli.