GROSSETO – Le aziende zootecniche in provincia di Grosseto, che usano correttamente le misure di prevenzione contro le predazioni, hanno ridotto del 50% le perdite del bestiame. Queste, in sintesi, le conclusioni della ricerca presentata ieri sera dall’Istituto di ecologia applicata di Roma che ha analizzato le predazioni nella nostra provincia nel 2020 in base ai dati raccolti dall’Azienda sanitaria.
I dati sono stati presentati attraverso la piattaforma dei Grandi carnivori, attiva dal 2018, che dà la possibilità di confrontarsi a tutti i soggetti che hanno a che fare con il lupo.
“I dati in nostro possesso sulle predazioni registrate lo scorso anno nella provincia di Grosseto – ha spiegato Francesca Barzagli, presidente di DifesAttiva – dimostrano come i cani da protezione del bestiame e i ricoveri notturni, se utilizzati nella maniera corretta, siano uno strumento efficace per ridurre gli attacchi alle greggi. I dati, però, non sottolineano l’enorme sforzo che gli allevatori mettono in campo per difendersi. Un lavoro che non è scontato né tanto meno semplice da parte delle aziende zootecniche e che richiede tempo, uno sforzo economico e un grandissimo supporto tecnico. La nostra associazione è formata da allevatori ed è nata proprio con l’intento di valorizzare il lavoro che svolgiamo anche nel cercare di proteggere le nostre greggi e sostenerci con l’uso di strumenti di prevenzione come quelli del progetto Medwolf”.
Sono i numeri a dimostrare i risultati positivi delle misure di prevenzione: se nel 2018 nei 336 attacchi denunciati i capi predati sono stati 955, nel 2020 a fronte di 302 attacchi si è registrata la perdita di 600 capi. “Il numero medio di attacchi è simile – continua Barzagli – ma diminuisce sensibilmente la quantità di bestiame perso”.
I dati sulle predazioni forniti dalla Asl dimostrano anche come ci siano alcuni Comuni più colpiti di altri che necessitano, quindi, di un maggiore aiuto da parte della Regione. Manciano, Scansano, Campagnatico, Roccalbegna e Grosseto, ad esempio, sono i Comuni in cui si registrano maggiori attacchi nel 2020: una tendenza a subire predazioni che rimane uguale se si analizza il triennio 2017-2020.
“Chiediamo alla Regione Toscana di intervenire tramite sostegni partendo dai dati che abbiamo raccolto – conclude Barzagli – e stanziando fondi soprattutto per gli allevatori dei territori più colpiti, in modo da permettere alle aziende in crisi di continuare a difendersi e non dover chiudere, facendo scomparire esempi virtuosi e di grande eccellenza del nostro territorio. Alcune zone sono più a rischio di altre solo perché hanno più bestiame ed è su quello che bisogna cominciare a ragionare, utilizzando i dati. Sono tanti, infatti, gli allevatori che con grandissimi sforzi hanno ridotto le predazioni e che adesso devono essere sostenuti dalla Regione con investimenti e risorse che consentano loro di mantenere la sicurezza e tornare a lavorare con serenità. Tutto questo considerando anche che una corretta gestione dei sistemi di prevenzione rappresenta un risparmio notevole dei fondi destinati a risarcire gli allevatori che hanno subito danni”.
“La gestione del territorio deve essere attiva e di tipo adattativo, pertanto gli enti responsabili dovrebbero includere il monitoraggio degli effetti delle misure adottate per poter valutare ed eventualmente modificare le loro strategie”, spiega Valeria Salvatori dell’Istituto di Ecologia Applicata che ha presentato i risultati della ricerca.
“Non abbiamo mai proposto le misure di prevenzione come la soluzione per risolvere definitivamente il problema, ma per attenuarlo – prosegue Salvatori, che è stata anche coordinatrice del progetto Life Medwolf – e continuiamo a monitorarne l’efficacia perché siamo fermamente convinti che le politiche gestionali, qualunque esse siano, debbano essere accompagnate da una fase di valutazione che possa essere di supporto ad eventuali revisioni”.
“Le aziende con i ricoveri affidati nell’ambito del progetto subiscono in media 2 attacchi all’anno – va avanti la dottoressa -, con perdite ad un livello ritenuto considerabile entro il rischio d’impresa (meno dell’1,5% dei capi persi). “Le misure di prevenzione però hanno bisogno di essere di uno standard adeguato e utilizzate correttamente perché altrimenti si potrebbe addirittura ottenere l’effetto opposto: aziende con misure di prevenzione non adeguate possono subire perdite di molto superiori alla media. E’ il caso di un piccolo gruppo di aziende nelle quali si registrano perdite di 4-5 volte superiori alle altre”.
“Gli allevatori nel grossetano, come in tutta Italia, stanno affrontando un periodo storico molto difficile – continua Salvatori -: il settore è ormai in crisi da anni, e il prezzo del latte non è più adeguato da tempo. La presenza del lupo aggrava questa situazione e dal momento che si tratta di una specie protetta, gli allevatori non possono essere lasciati soli ad assumersi la responsabilità di modificare le loro modalità di gestione senza condividerne gli sforzi e gli investimenti economici. E’ per questo che, con l’obiettivo di elaborare soluzioni che possano migliorare la situazione per gli allevatori, la Piattaforma sul Lupo a Grosseto, formata dai rappresentanti di diversi gruppi di interesse -dagli allevatori agli animalisti, passando per cacciatori, ambientalisti e alcune istituzioni- ha elaborato una serie di proposte che vanno proprio nella direzione di riconoscere il maggiore investimento degli allevatori e ridare dignità al loro ruolo nella conservazione dei territori che caratterizzano la provincia di Grosseto.
“Le proposte dei membri della Piattaforma sono tutte in direzione di un miglioramento delle condizioni degli allevatori, e includono misure anche facilmente attuabili attraverso il Programma di Sviluppo Rurale – conclude Salvatori per l’Istituto di ecologia applicata di Roma -. La Commissione Europea ha finanziato il percorso partecipativo portato avanti dalla Piattaforma sul lupo a Grosseto, nella convinzione che il coinvolgimento delle diverse parti interessate sia il modo migliore per gestire le difficoltà associate alla presenza delle specie protette.
DifesAttiva rimane a disposizione di tutti gli allevatori e le aziende zootecniche della provincia di Grosseto che hanno bisogno di informazioni sul percorso da intraprendere per difendersi in maniera “attiva” appunto, utilizzando cani da protezione del bestiame e ricoveri notturni come strumenti di prevenzione. Per contattare l’associazione è possibile chiamare i numeri 392.6496967 (Francesca) o 347.8454341 (Luisa), oppure visitare il sito www.difesattiva.info o la pagina Facebook.