GROSSETO – “La Regione aveva comunicato di disporre la chiusura di supermercati e centri commerciali per la giornata del Primo Maggio, nell’ottica di evitare assembramenti, in funzione anti Covid. Una notizia che avevamo accolto con favore. Ieri però l’ordinanza firmata dal presidente Eugenio Giani dice che le strutture il Primo Maggio potranno stare aperte fino alle 13: un comportamento inaccettabile nel metodo e nel merito”, dice Simone Gobbi, segretario di Fisascat Cisl Grosseto.
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“Nel metodo – prosegue – perché non si cambiano le carte in tavola da un giorno a un altro, nel merito perché così non si rispetta la festività del Primo Maggio, festa dei lavoratori e delle lavoratrici, una giornata simbolo dei valori fondanti della nostra storia, e perché si rinuncia a un intervento a tutela della salute collettiva in piena pandemia”.
Per questo Fisascat Cisl, insieme a Filcams Cgil e Uiltucs Uil, annuncia lo sciopero e dell’astensione dal lavoro per i lavoratori e le lavoratrici di media e grande distribuzione per il Primo Maggio a livello regionale: “Quello della Regione è un atteggiamento vergognoso, che denota inaffidabilità perché a un annuncio fa seguire fatti diversi. Ci auguriamo che la Regione tenga in considerazione la nostra richiesta per inserire i lavoratori del commercio nelle categorie che hanno diritto prioritario alla vaccinazione”.
“Il report Inail sui contagi da Covid-19 sul lavoro, dall’inizio della pandemia al 31 marzo, indica che tra i settori più colpiti dall’infezione e dai decessi – precisa Gobbi – dopo la sanità e l’assistenza sociale, che riguarda ospedali, case di cura e di riposo, residenze per anziani e disabili, ci sono impiegati della pubblica amministrazione, il noleggio, i servizi di supporto alle imprese, chi opera nel settore dell’alloggio e della ristorazione e gli addetti del commercio. Per questo crediamo che sia opportuno che la Regione riveda il piano vaccinale, stabilendo delle categorie di accesso privilegiato alla vaccinazione per chi opera a stretto contatto con il pubblico. A rafforzare questa richiesta anche l’indagine condotta di recente dai Nas che hanno trovato tracce di Covid nel 18% delle strutture visitate, in particolare nei Pos, dispositivi utilizzati per la spesa veloce e persino su carrelli, scaffali e bilance”.
“Abbiamo chiesto tanti sacrifici a questi lavoratori durante tutta la pandemia – conclude Gobbi – adesso è il momento di riconoscere loro il giusto ruolo all’interno del nostro sistema economico e sociale, garantire un adeguato riposo e tutelare la loro salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”.