GROSSETO – Proseguono nel rispetto dei tempi i lavori del Consorzio di Bonifica 6 Toscana Sud per l’intubamento del canale primario del fiume Ombrone a Ponte Tura. Entro fine maggio, come previsto, sarà concluso l’intervento che metterà in funzione un’opera fondamentale per la sicurezza idraulica della città di Grosseto.
Il progetto da 6,3 milioni, totalmente finanziati dal Ministero delle politiche agricole, ha portato alla realizzazione di un tubo in vetroresina lungo un chilometro e settecento metri, con un diametro di due metri e mezzo, per utilizzare al meglio il deflusso naturale dell’Ombrone che parte dalla Steccaia e giunge a San Martino, alimentando l’impianto di irrigazione del Consorzio.
In attesa del completamento dell’intervento, previsto nelle prossime settimane, l’acqua è stata restituita ai 3.300 ettari di campi interessati.
“Era molto importante questo passaggio – spiega Fabio Bellacchi, presidente del Consorzio di Bonifica 6 Toscana Sud – visto che durante i lavori l’approvvigionamento idrico, inevitabilmente, è stato sospeso. Ma da adesso l’uso dell’acqua sarà ottimizzato e non ci saranno più perdite”.
Rispetto a qualche settimana fa l’avanzamento dei lavori è palese: il tubo non è più visibile, ma è stato completamente interrato. “A chi protestava per l’impatto visivo – spiega Bellacchi – avevamo chiesto un po’ di pazienza. Solo qualche settimana per permettere alla ditta di proseguire con l’intervento e adesso il tubo, come da progetto, non si vede più. Però c’è e permetterà alla città di essere più sicura contro le piene dell’Ombrone”.
Ponte Tura è il punto in cui il fiume, in caso di golena, è più vicino all’argine. Nel corso degli anni numerosi sono stati gli interventi di “somma urgenza” con i quali il Consorzio ha dovuto risolvere il problema dei fontanazzi. Sempre in questa zona le piene del fiume sono piuttosto violente e il nuovo sgrigliatore automatico, già posizionato, recupererà i rami e i tronchi trascinati dall’Ombrone.
“Siamo particolarmente felici per questa opera attesa a lungo – conclude Bellacchi – e per il quale dobbiamo ringraziare il Ministero che ha creduto nella bontà del nostro progetto mettendo a disposizione risorse davvero importanti”.