FOLLONICA – “Lo Statuto prevede il bilancio preventivo, ma l’istituto esiste solo sulla carta, non è ancora operativo”, dice il consigliere Massimo Di Giacinto.
“Sono passati giusto quattro anni – prosegue – da quando lo Statuto, cioè la carta fondamentale del nostro comune che ne regola l’ordinamento generale nell’ambito dei principi fissati dalla legge, all’articolo 43 prevede il bilancio partecipativo, o partecipato: cioè quella forma di partecipazione diretta dei cittadini alla vita politico-amministrativa del comune che permette l’assegnazione di una quota del bilancio alla gestione diretta dei cittadini stessi che, prima della stesura del bilancio preventivo, possono esporre le loro esigenze e orientare le scelte degli amministratori sulle opere pubbliche da realizzare o i servizi da prevedere o, se già esistono e non sono considerati soddisfacenti, da migliorare.
A Follonica il bilancio partecipativo esiste solo sulla carta perché, di fatto, non è mai diventato operativo. Da quattro anni a questa parte, nessuno fra gli amministratori si è mai preso la briga di regolamentare questo importante strumento di partecipazione popolare, già vigente in tanti comuni italiani, che si è diffuso dopo il primo Forum sociale mondiale del 2001 a Porto Alegre in Brasile e successivamente, proprio sul modello latino-americano, si sono sviluppate le prime esperienze di bilancio partecipativo in Italia e un po’ in tutta Europa.
E pensare che il sindaco, gli assessori e i consiglieri della sinistra non perdono occasione per parlare di ascolto, relazione, comunicazione, inclusione, collaborazione, partecipazione e così via, guardandosi bene però a prendere qualsiasi iniziativa per dare gambe a uno strumento, il bilancio partecipativo, che instaura un rapporto diretto tra cittadini e governo locale anche al fine di avvicinare le persone alla politica amministrativa e alla istituzione locale dandogli la possibilità di partecipare attivamente alle decisioni sugli obiettivi e alla individuazione degli investimenti pubblici superando, così, le tradizionali forme consultive della cittadinanza e creando un collegamento virtuoso e produttivo tra la democrazia diretta e quella rappresentativa.
Credo che la questione debba essere messa “in agenda” per avere il bilancio partecipativo quanto prima e in ogni caso entro questa consiliatura. Tutto ciò nella consapevolezza che è un meccanismo tutto da pensare e costruire ma coinvolgere i cittadini, in una parte importante delle decisioni amministrative, contribuisce sicuramente a rafforzare il rapporto di fiducia nei confronti della istituzione locale per eccellenza, il comune.
Spero nella sensibilità e coerenza, su questo tema, degli attuali amministratori. Il tempo non manca, mi auguro che ci sia la volontà”, conclude.