GROSSETO – Mascherine e distanziamento. Così come nel 2020 anche il 25 aprile 2021, festa della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. è stato celebrato con le restrizioni imposte dal Covid. Limitazioni che non hanno comunque impedito di rispettare i tradizionali momenti istituzionali. tra questi la deposizione della corona di allora al monumento ai caduti nel parco della Rimembranza, sulle Mura medicee, a cui ha partecipato anche il prefetto di Grosseto Fabio Marsilio.
Presenti insieme al sindaco del capoluogo e presidente di provincia Antonfrancesco Vivarelli Colonna, il questore Domenico Ponziani, il vescovo della Diocesi di Grosseto Monsignor Rodolfo Cetoloni, il presidente dell’Anpi Luciano Calì, tutti i rappresentanti delle forze dell’ordine e delle forze armate e delle associazioni combattentistiche.
Tra i partecipanti anche Nello Bracalari, staffetta partigiana, che con i suoi 93 anni rappresenta la memoria storica della città e non solo sulla storia e le esperienze vissute nel periodo della Resistenza.
Alle celebrazioni ha partecipato anche la Filarmonica di Grosseto.
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Questo il discorso integrale Luciano Calì, presidente comitato provinciale Anpi Grosseto “Norma Parenti”.
“In questo 76° Anniversario della Liberazione, in sintonia con le autorità della nostra provincia, è doveroso partire dal messaggio ricevuto poche ore fa dal oresidente Sergio Mattarella: «Il difficile momento che stiamo vivendo limita le modalità di celebrazione ma desidero con uguale intensità, in questo 25 aprile, Festa della libertà di tutti gli italiani, ricordare il sacrificio di migliaia di connazionali che hanno lottato nelle fila della Resistenza e combattuto nelle truppe del Corpo Italiano di Liberazione, di quanti furono deportati, internati, sterminati nei campi di concentramento e delle donne e degli uomini di ogni ceto ed estrazione che non hanno fatto mancare il loro sostegno, pagando spesso duramente la loro scelta».
Festeggiare la Liberazione, mai come in questi anni, non è pertanto semplice ritualità. Ad efficace testimonianza di tale pensiero, l’iniziativa nazionale denominata “Strade di Liberazione” che in questi giorni vede la deposizione di un fiore in prossimità delle indicazioni toponomastiche delle vie e delle piazze dedicate ad antifasciste ed antifascisti, di ogni estrazione e fede, vittime della repressione nazifascista.
Novant’anni fa, sulla Gazzetta Ufficiale del 28 agosto del 1931, faceva la sua comparsa il regio decreto 1227 che all’articolo 18 obbligava i docenti universitari a giurare devozione “alla Patria e al Regime Fascista”. A quel tempo solamente dodici professori su oltre milleduecento ebbero la forza di rifiutare il giuramento, ben coscienti dell’inevitabile conseguenza di dover subire il licenziamento e ben più gravi ripercussioni.
Oggi, grazie al costante dialogo tra l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia ed il Ministero dell’Istruzione, la memoria di quell’evento infausto contribuirà a rendere maggiormente concreto il costante impegno indirizzato alla “memoria attiva”. Con l’avvenuta sottoscrizione del Protocollo d’Intesa promosso e sottoscritto in questi giorni dal Coordinamento Regionale dell’ANPI insieme, in primo luogo, alla Regione Toscana, all’Anci ed all’Upi Toscana in rappresentanza di Comuni e Province, ed all’Ufficio Scolastico Regionale, all’Università degli studi di Firenze, Pisa e Siena, all’Università per stranieri di Siena, alla Scuola Normale ed al Sant’Anna di Pisa, avrà infatti inizio la promozione di percorsi volti alla riscoperta dei luoghi della memoria, lavorando insieme per divulgare tra i giovani i valori su cui si fonda la Costituzione italiana. Nel tentativo di giungere ad una migliore conoscenza di quegli eventi, e ad una piena comprensione di cosa è stata la Resistenza, occorre aprire una riflessione su coloro che in massima parte ne furono i protagonisti. Da qui la prima domanda necessaria non può che partire dalla “carta d’identità” dei partigiani; oltre tre quarti dei combattenti, riprendendo le statistiche ufficiali, era composta da giovani appartenenti alle classi di leva dal 1922 al 1925. Ragazzi, ed anche moltissime ragazze, nati e vissuti interamente durante la dittatura fascista. Si trattava di giovani allevati da un regime che aveva fatto dell’Italia un’enorme esperimento di propaganda, educando, inquadrando ed abituando quei ragazzi al “loro ruolo” attraverso organizzazioni paramilitari finalizzate al giuramento di fedeltà al regime fascista e al Duce. Non è infatti possibile comprendere appieno la drammaticità e la radicalità della scelta partigiana senza ricordare l’indottrinamento quotidiano dettato dal “Credere, obbedire, combattere”. Per la maggioranza di quei giovani, come avvenne per gran parte del popolo italiano, fu la tragedia della guerra a palesare gli orrori del fascismo. Ed in quella cieca pretesa di obbedienza starà poi la leva della ribellione e della scelta partigiana. Viviamo, certamente e fortunatamente, tempi diversi. E’ tuttavia indubbio come l’anno appena trascorso sia stato doloroso, sconvolgente. Ed il 2021, con la crisi sanitaria ancora attuale, ha avuto inizio con la triste notizia della scomparsa di Licia Bianchini, figura legata in modo indissolubile alla Resistenza. Una giovane che, appena sedicenne, scegliendo di aiutare i partigiani capeggiati dai tenenti Luigi Canzanelli ed Antonio Lucchini, divenne fondamentale memoria storica di quegli eventi per intere generazioni di studenti. Così come continua ad esserlo il coetaneo di Licia, Nello Bracalari, anche lui staffetta partigiana durante l’occupazione tedesca e poi presidente del Comitato Provinciale “Norma Parenti” che ai giovani, con entusiasmo e generosità, indirizza costantemente la propria genuina disponibilità attraverso i progetti di “A Scuola di Costituzione”, portati avanti in provincia nonostante le tante difficoltà legate alla pandemia.
Ai ragazzi della Resistenza, Licia e Nello, nel centenario della nascita è inoltre doveroso ricordare la figura di Norma Parenti, medaglia d’oro al valore militare, che si distinse per gli aiuti forniti ai partigiani, per l’ospitalità concessa a coloro che erano in fuga dagli occupanti tedeschi e dalla RSI, barbaramente seviziata ed uccisa a ventitré anni dai nazifascisti a Massa Marittima nel giugno del ‘44. Partendo da questi giovani e dalla loro passione e professione di libertà, è davvero possibile avere la giusta dimensione del valore della testimonianza. Noi, insieme oggi nonostante la tempesta che affligge l’umanità intera, siamo chiamati ad essere garanti nel suscitare una nuova “memoria attiva” che, accompagnando la Storia con il ricordo e le esperienze di quella generazione, giunga ad una piena riscoperta di quel solenne ed attuale impegno che è incarnato dai giovani di ogni epoca, da sempre sensibili protagonisti del tempo presente e di quello futuro”.
Questo invece, il discorso di Antonfrancesco Vivarelli Colonna, sindaco di Grosseto. “In occasione dell’Anniversario della Liberazione, nel pieno rispetto delle normative vigenti per il contenimento dell’epidemia da Covid-19, si è svolto il tradizionale corteo celebrativo della ricorrenza. Ho avuto l’onore di depositare la corona di alloro presso il monumento ai Caduti della Resistenza a Sterpeto, al monumento della Cittadella dello Studente, al monumento di piazza della Libertà, alla lapide commemorativa del Palazzo della Provincia di Grosseto e al monumento del parco della Rimembranza. Vorrei cogliere l’occasione di oggi per sottolineare quanto la forza del nostro Paese, del nostro meraviglioso popolo che non perde mai l’opportunità di dimostrare il proprio calore, il proprio genio e coraggio, sia stata fondamentale per la rinascita veemente avvenuta dalle macerie della guerra e dei bombardamenti. L’Italia ha dimostrato di essere una realtà sorprendente, caratterizzata dalla presenza di molteplici risorse umane e professionali, capace di uscire da una profonda situazione di crisi e di compiere sensibili passi in avanti”.
Ci sono state anche altri interventi in questa giornata. “Il Pci sarà presente nei luoghi storici della provincia quest’anno in modo simbolico dato che la pandemia non consente di prevedere manifestazioni pubbliche come avvenuto in passato. Ricordiamo per questo le stragi, gli eccidi, gli assassinii compiti in quel periodo che hanno toccato tutta la provincia di Grosseto. Tra il settembre 1943 e il giugno 1944 molte furono le violenze consumate dalla follia nazi – fascista”. Questa invece la dichiarazione della federazione di Grosseto del Pci.
“L’eccidio degli 83 minatori della Niccioleta e i Martiri d’Istia, sono le due maggiori stragi compiute nel territorio provinciale alle quali si accompagnarono eccidi e uccisioni compiute nei comuni della provincia che colpirono anche civili spesso non affiliati ai partigiani ma nell’occhio dell’odio delle camicie nere. In questo delitti si consumarono in comuni e località di Santa Fiora , Magliano, Montieri, Manciano, Cinigiano, Arcidosso, Roccalbegna, Scarlino, Grosseto, Sorano, Castel del Piano, Roccastrada, Semproniano, Gavorrano. Una delle ultime follie fu compiuta il 22 giugno a Massa Marittima dove militari tedeschi prelevano Norma Pratelli Parenti dalla sua casa a Massa Marittima e la uccisero, dopo averla seviziata. In questo 25 aprile vogliamo ricordare anche chi non ha combattuto in modo diretto ma si è schierato e, come i partigiani , ha fatto una scelta: quella di non combattere a fianco dei nazi – fascisti. Sono gli Internati Militari Italiani che all’annuncio dell’armistizio dell’8 settembre 1943 rifiutarono di allearsi con le truppe nazifasciste e in molti vennero deportati nei campi di lavoro tra Polonia e Germania, anche loro hanno contribuito ad abbattere le dittature”.
“Per il Pci non si può riscrivere, revisionare, negare le conseguenze che il fascismo ha prodotto anche nel nostro territorio, non si può disperdere la memoria o falsificarla, non si può proporre una riconciliazione tra chi scelse di stare dalla parte dei fascisti e dei boia e chi lottò per ridare libertà e futuro al Paese. Nessuna riconciliazione è possibile e l’unica riconciliazione è quella di riconoscere i valori della Resistenza e della Liberazione per la quale i partigiani, uomini e donne, hanno combattuto. In attesa che si possa ritornare nelle piazze a ricordare, celebrare e onorare chi è caduto per la nostra Libertà, in attesa che possiamo tornare a sventolare le nostre bandiere con la falce e il martello insieme alle altre bandiere che hanno scelto di stare dalla parte dei valori della Libertà e della Costituzione. Ora e sempre resistenza dichiara il Pc idi Grosseto perché la storia non si ripeta e per contrastare quella deriva culturale, la corruzione, la perdita di diritti e valori che sono il nutrimento migliore per alimentare quelle derive fasciste che potrebbero ripresentarsi”.
Parla anche Francesco Ferrari, sindaco di Piombino. “Anche quest’anno il 25 aprile ricorre in un periodo difficile per la comunità nazionale. Un momento di incertezza per le condizioni economiche del Paese e, più di tutto, per la salute collettiva, la nostra e quella dei nostri cari. A causa delle restrizioni per contenere la diffusione del coronavirus, anche quest’anno, come lo scorso, non abbiamo potuto organizzare una cerimonia come tradizionalmente accade a Piombino dovendo optare, invece, per un momento ristretto senza la partecipazione dei cittadini. Questo, come è accaduto in molte occasioni più o meno formali nell’ultimo anno, ci tiene lontani quando, invece, dovremmo essere insieme, uniti come comunità, per ricordare un pezzo di storia cruciale per il Paese, il momento fondante della Repubblica: la liberazione dal regime nazifascista. Il 25 aprile è una giornata che fa parte del patrimonio di tutta la Nazione, una ricorrenza in cui siamo chiamati a celebrare i valori che stanno alla base della Costituzione. I valori che tengono in piedi le fondamenta della nostra meravigliosa Italia. Fondamenta che noi tutti siamo chiamati a onorare ogni giorno, una democrazia che necessita di protezione e quotidiano impegno in ogni piccola azione che tutti noi compiamo. Il 25 aprile incarna tutti i valori che devono guidarci nelle nostre vite e che noi siamo chiamati a tramandare ai nostri figli. Oggi, seppur in pochi e con i volti coperti dalle mascherine, è questo che celebriamo e che dobbiamo continuare a celebrare ogni giorno, tutti insieme, seppur distanti, finché non potremo tornare alla normalità e restituire alla Festa della liberazione la giusta cerimonia, i giusti onori. Perché celebrare significa prima di tutto tenere viva la memoria, significa tenere viva la democrazia che è il dono più prezioso che i nostri avi ci hanno tramandato combattendo per la libertà”.