GROSSETO – “La convenzione fra i comuni della Provincia di Grosseto e Futura, la società che gestisce l’impianto delle Strillaie, deve essere rivista. Questo è quello che chiede il Partito Democratico dell’area nord della Provincia (che comprende Follonica, Roccastrada, Scarlino, Monterotondo, Montieri e Gavorrano)”, chiedono i sindaci dem Giacomo Termine (Comune di Monterotondo Marittimo), Marcello Giuntini (Comune di Massa Marittima), Andrea Benini (Comune di Follonica), Francesco Limatola (Comune di Roccastrada), e Nicola Verruzzi (Comune di Montieri).
“La pianificazione del ciclo dei rifiuti urbani della provincia di Grosseto è del 2001 – proseguono -; da allora sono cambiati molti aspetti della nostra vita: sociali, economici e tecnologici, perciò diventa indispensabile e strategico rivedere gli indirizzi politici nell’ottica della salvaguardia ambientale e del contenimento dei costi per i cittadini contribuenti.
Tanto più che oggi, a seguito della pandemia mondiale, stiamo pianificando una riconversione ecologica del nostro sistema produttivo (Recovery Plan). Pertanto non possiamo perdere questa opportunità che può essere vitale per il futuro del nostro territorio.
La zona nord della provincia si è da sempre contraddistinta per scelte innovative in materia di rifiuti, pensiamo all’inceneritore di Valpiana (fine anni ’70) realizzato quando tutti gli altri comuni conferivano integralmente in discarica i propri rifiuti senza preoccuparsi delle successive bonifiche, ma avendo come unico riferimento solo l’aspetto economico immediato.
Oggi siamo chiamati ad assumerci la responsabilità di ripensare la pianificazione impiantistica del territorio, in modo che questa possa rispondere alle nuove esigenze: un miglior trattamento delle frazioni differenziate raccolte e una più efficiente ed economica collocazione del prodotto finale di lavorazione della frazione non differenziabile. L’impianto di Futura, nel comune di Grosseto, tratta verde, FORSU (frazione organica) e indifferenziato per un totale autorizzato di circa 33mila tonnellate annue, che la nostra provincia utilizza solo parzialmente, arrivando a conferire meno organico e verde di quanto l’impianto possa effettivamente accogliere. Questo, anche alla luce degli investimenti che il gestore ha preventivato di fare per convertire parte dell’impianto, dotandosi di un biodigestore anaerobico, apre alla possibilità di una revisione della convenzione che lega i comuni al gestore Futura che deve andare in due direzioni: la rimodulazione delle quantità minime di conferimento di indifferenziato; la riconfigurazione dell’impianto affinché la linea di trattamento dell’indifferenziato non arrivi a produrre CSS, ma sovvalli.
Il CSS, la cui produzione grava sui comuni della provincia di Grosseto e della Val di Cornia, ha grosse difficoltà di collocamento, non essendoci nel territorio dell’Ato Toscana Sud impianti che possano accoglierlo per poterlo smaltire. Questo genera costi economici e ambientali consistenti. Ambientali perché il CSS deve essere portato all’estero o in impianti lontani dalla nostra zona ed alcune delle ecoballe provenienti dai nostri impianti giacciono ancora in fondo al mare a testimonianza della pericolosità ambientale di tali spostamenti; economici perché con l’entrata in vigore del metodo ARERA i costi di allontanamento del CSS si scaricano interamente sulle bollette TARI dei cittadini diventando, così, insostenibili.
Sospendere la produzione di CSS avrebbe come conseguenza diretta quella di una contrazione dei costi di trattamento dell’indifferenziato, ma anche una maggiore facilità di reperimento di impianti che possano accogliere il prodotto in uscita dalle Strillaie, senza la necessità di costruire nuovi impianti di incenerimento sul nostro territorio.
La politica deve, quindi, ripensare l’intero sistema che si dimostra non più adeguato alle necessità contingenti e decisamente troppo costoso per i cittadini che rappresentiamo. Chiediamo, quindi, che venga aperto un tavolo di confronto che coinvolga ATO Toscana Sud, i comuni e il gestore affinché si possano discutere le modifiche alla convenzione che proponiamo”, concludono i sindaci dem.