GROSSETO – Avrebbe rischiato gravi compromissioni cerebrali, se non il decesso, ma competenza, sinergia e determinazione dei professionisti del Misericordia hanno fatto la differenza nella storia di una paziente di 70 anni di Grosseto.
La signora si è recata al Pronto soccorso dell’ospedale grossetano a causa di alterata sensibilità e perdita di forza a un braccio, ma poco dopo la presa in carico, i sintomi sono scomparsi. I medici del Pronto soccorso hanno comunque deciso per ulteriori accertamenti, chiamando in causa gli specialisti della Neurologia-Stroke Unit e della Neuroradiologia: in una valutazione complessiva del quadro clinico della paziente, non hanno escluso la possibilità di altre cause di rischio e in modo corale hanno convenuto sulla necessità di procedere con controlli più specifici.
Sfruttando i vantaggi delle tecnologie diagnostiche di ultima generazione a disposizione al Misericordia, anche nell’ambito della Neuroradiologia, e grazie alla preparazione dei professionisti, alla signora è stato inizialmente effettuato un ecocolor doppler dei vasi del collo che ha evidenziato nettamente la grave occlusione di una delle più importanti arterie cerebrali. Alla luce di ciò, successivamente sono stati eseguiti accertamenti neuroradiologici più complessi di secondo livello.
La situazione quindi é apparsa realmente compromessa: sono state attivate le procedure del caso e la paziente è stata immediatamente trasportata al policlinico Santa Maria alle Scotte, dove è stata sottoposta con successo a un intervento di trombectomia per rimuovere l’occlusione nell’arteria.
“Questa storia è la chiara dimostrazione di un sistema ospedaliero che funziona grazie al lavoro accurato e di squadra di tanti professionisti, e che salva le vite: il mix di competenza e scrupolosità è stato la chiave di volta – commenta la dottoressa Simona Dei, direttore sanitario della Asl Toscana sud est –. Al Misericordia e in molte altre strutture della Sud est, oggi siamo in grado di dare importanti garanzie non solo sulla cura delle patologie, come l’ictus, ma anche sulla diagnosi e anche in quei casi dove non ci sono evidenze che portano di prassi a eseguire determinati esami e accertamenti.
L’approccio multidisciplinare ha ormai un ruolo sempre più cruciale nella determinazione del percorso di cura più adeguato, a cui partecipano d’intesa i vari specialisti ospedalieri. Con l’aiuto delle nuove metodiche di diagnosi, è possibile individuare in anticipo, e quindi prevenire, possibili esiti negativi, come nel caso della signora che sarebbe senza dubbio andata incontro a un danno cerebrale serio o ancora peggio alla morte.
E’ giusto ricordare inoltre l’importanza della proficua collaborazione in rete tra i vari ospedali a livello aziendale e regionale e in questa occasione in particolare con i professionisti del policlinico Santa Maria alle Scotte che insieme a noi sono stati protagonisti attivi della storia a lieto fine della paziente grossetana. Ringrazio gli operatori per tutto quello che fanno ogni giorno per la salute dei pazienti e per l’innegabile abnegazione che mettono nel loro lavoro”, conclude.