GROSSETO – “Il 26 marzo scenderanno in piazza, tra gli altri, i Cobas della scuola e quelli del trasporto pubblico, per una sacrosanta protesta di due settori che in tempo di pandemia sono così interconnessi”, scrive, in una nota, il Partito della Rifondazione comunista grossetano.
“Infatti finora non si è voluto capire che gli ambienti scolastici sono i luoghi dove le regole si rispettano maggiormente – prosegue la nota del Prc – e la maggior parte dei contagi avvengono fuori dai plessi scolastici ed in particolare proprio nei trasporti.
Di conseguenza la scelta che è sempre stata fatta in più di un anno di pandemia è stata la più veloce e superficiale: chiudiamo la scuola.
Questo in controtendenza con l’atteggiamento assunto dalla quasi totalità degli altri paesi europei, che hanno praticato il percorso inverso e cioè quello della chiusura delle scuole come ultima ratio.
E quindi le famiglie, oltre a vivere tutte le altre situazioni di enorme disagio sociale, in primis quello lavorativo, si sono trovate a dover gestire anche tutte le grandi difficoltà che questa decisione ha generato come conseguenza.
Per non parlare delle ripercussioni sulla psiche dei bambini e dei ragazzi a cui è stato tolto tutto questo tempo di vita che nessuno potrà loro restituire.
Tante azioni potevano essere messe in campo, come già accennato, nel settore trasporti, specie nelle grandi città ed invece non si è intervenuti con la necessaria efficacia.
Con il Governo Draghi non solo non è cambiato niente, ma com’era prevedibile si è accentuata quella visione della scuola in chiave aziendalista in cui lo studente viene etichettato in modo funzionale ai datori di lavoro, oscurando completamente il rapporto tra educazione e cittadinanza.
Non si può sostituire il sistema di relazioni che fanno della scuola il luogo elettivo dello “scambio”, tra alunni, tra alunni e insegnanti, tra insegnanti, con strumenti che non possono compensare la comunicazione emotiva ed affettiva, veicoli dell’attenzione, dell’interazione e della partecipazione attiva. Senza questi la scuola non sarebbe in grado di formare la cittadinanza indicata dalla Costituzione, di offrire saperi a ciascuno e ciascuna a prescindere dalla condizione di partenza, all’interno di un pluralismo culturale garantito dalla libertà d’insegnamento.
E invece nulla è cambiato rispetto alla formazione delle classi, che riproporranno gli stessi numeri e gli stessi problemi, con l’aggravante che anche nel caso ci si trovasse fuori dalla pandemia, almeno da questa, due anni di “surrogato” di scuola richiederebbero un’attenzione e una cura individuale, che le classi numerose non consentono. L’inevitabile crescita dell’abbandono scolastico, già tra i più alti d’Europa, dovrebbe essere affrontato con riforme finalizzate al diritto allo studio.
In merito ad alcuni punti specifici della piattaforma dello sciopero, concordiamo sul fatto di impiegare una parte significativa delle somme del Recovery Plan per: 1) ridurre a 20 il numero massimo di alunni per classe e a 15 in presenza di alunni diversamente abili; 2) garantire la continuità didattica e la sicurezza, assumendo con concorsi per soli titoli i docenti con tre anni scolastici di servizio e gli ATA con 24 mesi; 3) massicci interventi nell’edilizia scolastica per avere spazi idonei ad un scuola in presenza e in sicurezza”.
Inoltre: a) la cancellazione dei progetti di Autonomia regionale differenziata; b) il mantenimento dell’apertura in presenza almeno al 50% nelle Superiori e totale negli altri ordini di scuola, a meno di lockdown generalizzati ed estesi a tutte le attività.
Ci opponiamo, infine, a mandare a lavorare insegnanti in ambienti non sicuri ed auspichiamo una accelerazione del piano della vaccinazione, tramite la condivisione e la pubblicizzazione dei brevetti.
La scuola ha bisogno di riforme strutturali e non di azioni emergenziali, oltretutto di scarsa efficacia. Per tutti questi motivi il Partito della Rifondazione comunista appoggia lo sciopero dei Cobas del 26 marzo”, conclude il Prc.