GROSSETO – “Siamo rimasti sconcertati dalla lettura dell’intervento di Marco Simiani: ancora ci aspettiamo che qualcuno rettifichi dicendo che sono state mal riportate le dichiarazioni del responsabile Enti locali del Pd”, scrive, in una nota, il comitato Val di Farma sulla questione gessi rossi.
“In pratica, se fosse vero quanto letto – prosegue il comitato -, chiunque potrebbe dedurre che in questa Regione non vi è più certezza del diritto, e che leggi, regolamenti, persino risultanze analitiche su elementi chimici e relativi valori di tossicità, ovvero evidenze scientifiche, siano soggetti ad interpretazione a seconda del tornaconto della multinazionale di turno o della comodità nel trovare soluzioni facili a problemi scomodi.
Perché poi, per il Pd, le soluzioni facili siano sempre quelle a carico della collettività, non lo comprendiamo; e anzi ci lascia stupiti che il richiamo alle proprie responsabilità sia fatto nei confronti di piccoli Comuni che cercano di valorizzare il proprio territorio esaltandone la bellezza con prodotti locali e turismo, e non nei confronti di una società che non ha certo operato nei decenni passati una determinata scelta produttiva per il bene del territorio toscano, ma solo per il proprio – ovviamente legittimo – tornaconto.
Ma in quale mondo distopico una grande società privata – nemmeno italiana per altro – vuole mettere in atto un progetto che non risulta conforme alle norme esistenti per la protezione del territorio regionale e la politica che governa la Regione, invece di invitare la suddetta società ad accettare l’esito tecnico del procedimento, “bacchetta” gli enti che cercano di proteggere il territorio di propria competenza?
Come poi un processo produttivo, il cui rapporto produzione-scarti è di 1 a 7 (e non 1 a 5, ricordiamo a Simiani), si possa qualificare come esempio virtuoso di sostenibilità, anche questo rimane un mistero.
Dunque, chiariamo una volta per tutte ed in modo molto semplice quanto accaduto e lanciamo la sfida: chiunque abbia in mano dati diversi da questi lo dichiari pubblicamente con documenti alla mano, altrimenti accetti, come in qualunque stato di diritto dovrebbe essere, che quando gli esiti di un procedimento non sono quelli auspicati, non si possono battere i piedi e cambiare le carte in tavola.
C’è stato un procedimento durato quasi un anno, con cinque Conferenze dei servizi, in cui, non solo Direzione Ambiente ed Energia della Regione Toscana ma anche l’Arpat, la Soprintendenza e gli Uffici tecnici dei Comuni hanno partecipato, hanno studiato e passato al vaglio della normativa esistente e vigente, e non di business plan aziendali, i documenti presentati.
Presumere che le risultanze di queste attente analisi e valutazioni, non ultime quelle dei Comuni di Campagnatico e Civitella Paganico, siano posizioni politiche da correggere in quanto egoistiche, si rivela un atto di grande arroganza, un puro esercizio di potere nei confronti di un altro ente apostrofato in modo dispregiativo “un piccolo Borgo”, ed è una posizione irricevibile da parte di chi ha un ruolo pubblico di primaria importanza a livello regionale.
Uscirà a breve la posizione ufficiale del presidente Vignaroli il quale ha già dichiarato che i gessi rossi “non sono idonei come rifiuto al ripristino ambientale” e che anzi “contengono quantità di metalli pesanti superiori ai limiti consentiti”.
Chiediamo a Simiani: anche Vignaroli rappresenta posizioni “egoistiche”? Da quando tutelare l’ambiente e il territorio di tutti, da rifiuti contenenti metalli pesanti tossici, è considerato fattore egoistico e il bene aziendale invece “senso di responsabilità”? Anche Vignaroli è da redarguire perché rappresenta una “piccola Commissione”?”, concludono da Val di Farma.