GROSSETO – Il Pd interviene sulla questione di gessi rossi e Venator.
“Noi non siamo polemisti soggetti affetti dalla sindrome “non nel mio giardino”. L’industria è parte fondamentale del nostro tessuto sociale, ma deve garantire sempre più un equilibrio con l’ambiente in cui è inserita. I lavoratori del manifatturiero costituiscono un’ossatura importante del nostro sistema locale, che deve essere difesa. Il Partito democratico crede che il valore della Maremma possa crescere in un rapporto virtuoso e bilaterale tra industria e tutela ambientale. Questo chiediamo innanzitutto alla Venator e a tutti i soggetti pubblici coinvolti in questa vicenda”, scrive, in una nota, il segretario provinciale Giacomo Termine.
“È uno snodo complesso da risolvere – prosegue -, ma dalla soluzione che individueremo passa una parte del futuro dello stesso PIL locale e di una definizione moderna di PIL così come lo definisce l’Onu. In una nuova concezione di ricchezza globale in cui il benessere non è più misurato unicamente servendosi dei paramenti economici, ma allargando la rivelazione anche ai temi ambientali, affinché la sostenibilità sia un punto strategico nelle scelte politiche.
Il conflitto sui “gessi rossi” non deve essere, dunque, percepito come tale, ma sfruttato come occasione di far compiere a tutta l’industria manifatturiera locale, alle istituzioni e alla politica un passo in avanti importante. Fintanto questi conflitti, infatti, si baseranno su posizioni ideologiche a perdere saranno soltanto i cittadini.
Il passo in avanti è da fare oggi insieme sgombrando il campo dai “disturbi polemici” e concentrandoci su soluzioni che sappiano nel tempo sfruttare il meglio della ricerca e della tecnologia ambientale.
La Maremma è un’eccellenza e deve pretendere eccellenza anche alle imprese che sono ospitate nella sua terra. La Venator può essere per capacità e background di cultura industriale un industria che introduce nel suo ciclo produttivo tutto il meglio che la ricerca offre sul mercato. Non c’è dunque opposizione ai suoi bisogni, c’è comprensione e, contemporaneamente, richiesta di rispetto, di attenzione. La Maremma tutta richiede a Venator di portare tutto il meglio della tecnologia del mondo per rendere possibile ed evoluta una convivenza virtuosa.
Vedremo se l’utilizzo per lo stoccaggio della Cava di Pietra Tonda, nel Comune di Campagnatico, sarà o meno idoneo viste le difficoltà riscontrate nel superare le rilevanze paesaggistiche poste dalla soprintendenza, ma questo non vuol dire che altre soluzioni non siano possibili.
Serve che l’industria sia insieme e non separata. Il rapporto circolare necessario deve veder coinvolte la Dirigenza dell’azienda Venator, le rappresentanze sindacali, l’associazione di categoria Confindustria Toscana Sud, degli agricoltori, le istituzioni locali, agli organi competenti (Arpat e Ausl), la Presidenza ed agli Assessorati di competenza della Regione Toscana, perché si apra un tavolo di concertazione che in tempi celeri offra soluzioni avanzate”, conclude Termine.
“Il nostro partito ha sempre messo al primo posto la salute dei cittadini e la salvaguardia del territorio. Nelle crisi industriali e di carattere ambientale il Partito democratico ha cercato soluzioni vere, tutelando il diritto al lavoro e il rilancio dell’impresa nel rispetto della salute. In Toscana, il processo che la Regione sta mettendo in atto, in merito alla pianificazione e ai processi di riutilizzo dei materiali di scarto del ciclo industriale, sta avanzando con determinazione”, interviene Marco Simiani, responsabile enti locali del Pd toscano.
“In virtù di questo, l’azienda Venator di Scarlino sta procedendo verso un percorso di economia circolare e alla realizzazione dell’impianto di Ferroduo – prosegue -, con il quale, a regime, ridurrà del 50% la produzione di gessi rossi.
L’azienda dà lavoro diretto e indiretto a più di 400 persone – circa 800 considerando l’intero polo chimico del “Casone” – e copre il 45% dell’export provinciale.
È un’azienda fondamentale per questo territorio e per altri, come quello carrarino, con il quale realizza un importante progetto di economia circolare valorizzando la marmettola, scarto di produzione delle cave di marmo, che viene utilizzato nel processo produttivo dal quale scaturiscono i gessi rossi. Tale prodotto ad oggi viene valorizzato, come consentito dalla legge, per i ripristini ambientali ma, al contempo, la strategia dell’azienda è quella di diminuirne progressivamente la produzione avviando trasformazioni da realizzare nel medio-lungo periodo.
Come molti sanno, il rapporto tra produzione e scarto è di 1 a 5 e per questioni diverse il dibattito sullo smaltimento dei gessi rossi si è riacceso in virtù dell’esaurimento della Cava di Montioni nel comune di Follonica.
In queste settimane abbiamo letto molte considerazioni e per questo voglio porre delle riflessioni e valutazioni che sono per me essenziali. In primo luogo: perché impedire una soluzione da mettere in campo con la conseguenza che metterebbe in crisi l’intera area industriale del Casone, così importante per il lavoro, l’economia e lo sviluppo del nostro territorio? Qualora l’azienda non avesse più possibilità di conferire i gessi rossi e quindi dovesse chiudere, quale ricaduta occupazionale avremmo nel nostro territorio? Se succedesse, per convertire tale attività e tutto l’indotto, ci vorrebbero oltre 20 anni.
Io credo che ad oggi, soprattutto a fronte di un impatto ambientale oggettivamente limitato, sia opportuno trovare una soluzione tra tutti i soggetti interessati, al fine di dare certezze all’azienda, così che possa programmare tutti gli investimenti, soprattutto quelli utili ad un diverso riutilizzo dei gessi rossi.
In questi anni, abbiamo discusso più volte del ruolo che le autorità preposte hanno avuto, in merito alle autorizzazioni nelle varie attività di sviluppo del territorio toscano. Infatti, al di là del rispetto delle norme e nella bontà del lavoro degli operatori interessati, le aziende dovranno sicuramente migliorare la loro capacità nell’attività progettuale, parallelamente a un maggiore sforzo di ascolto da parte delle autorità competenti. La soluzione sarà quella di rendere sostenibili tali operazioni e non quella di dire solo dei semplici “no”.
Abbiamo bisogno che il governo, a tutti i livelli, sia percepito come amico e non come nemico. Ecco perché la politica deve superare gli egoismi che naturalmente si creano in questi casi – e anche il sindaco di un piccolo borgo deve assumersi la responsabilità – ricercando invece il bene comune e aiutando il mondo che la circonda.
Il sito di Pietratonda a Campagnatico è oggettivamente degradato e inquinato e deve essere ripristinato come peraltro impone, al proprietario, il tribunale di Grosseto. Il progetto di Venator andrebbe proprio nella direzione auspicata dal Comune di Campagnatico, cioè quello di creare un parco naturale. Se questo, per motivi oggettivi, non potrà essere il sito, le istituzioni dovranno trovare una soluzione alternativa, perché non dobbiamo assolutamente permettere di perdere questa unità produttiva, essenziale per l’economia della Provincia di Grosseto.
Siamo assolutamente sicuri che i sindaci e gli amministratori regionali del Partito democratico sapranno trovare una soluzione al problema. La nostra ambizione è sempre stata quella di governare il territorio e le sue complessità: lo abbiamo sempre dimostrato negli anni e lo faremo anche questa volta”, conclude Simani.