GROSSETO – Una verifica fiscale partita nel settembre 2007, un controllo dell’Agenzia delle entrate nei confronti di una nota società grossetana e verso i soci, per gli anni di imposta 2003 e 2004. Così è partita la vicenda che vede coinvolta una nota azienda maremmana a cui è stata contestata evasione per 13 milioni di euro.
«La verifica fiscale si incentrava su delle indagini finanziarie, con specifico riferimento all’ispezione dei conti correnti societari e di quelli privati dei soci. Nel dicembre 2008, dopo che i contribuenti avevano provveduto a presentare tutta la documentazione richiesta ai fini investigativi, l’Agenzia delle Entrate sorprendentemente e senza più contattare i contribuenti aveva emesso a carico di ognuno (società e soci), quattro separati avvisi di accertamento per un valore complessivo di oltre 13 milioni di euro per imposte sanzioni ed interessi» raccontano gli avvocati studio legale associato De Carolis Ginanneschi – Martini.
«Dopo una serie di vicissitudini giudiziarie l’avvocato Michele Martini, ha presentato ricorso alla sezione tributaria della Corte suprema di Cassazione, che ha confermato la tesi dei contribuenti rinviando nuovamente al Giudice d’appello: la Cassazione ha infatti ribadito che la produzione documentale comprovante l’assenza della contestata evasione era stata tempestivamente e compiutamente acquisita».
«La parola ora torna ai giudici d’appello che in diversa composizione dovranno affrontare il merito della questione, mai valutato nella prima ipotesi. Ad oggi, peraltro, sia i beni dell’azienda sia quelli personali dei soci sono stati aggrediti dall’Agenzia delle entrate e riscossione con ipoteche legali, con ogni conseguente pregiudizio in loro danno da tale iscrizione».