GROSSETO – «Come sappiamo il nostro Paese ha recentemente adottato la linea di avere un unico numero di emergenza nazionale: il 112. Ciò, è stato dichiarato, in nome di una maggiore razionalizzazione del servizio. Razionalizzazione deriva da razionalità, e quindi ragione. Occorre comprendere pertanto se davvero tale adozione abbia una reale efficacia nel contrasto delle emergenze» a parlare il Psi di Grosseto.
«Ma, a parte ciò, quello che maggiormente preoccupa i cittadini, di cui il Psi si fa latore, è l’accorpamento a livello regionale della centrale delle emergenze. Già il Psi di Grosseto aveva fermamente criticato lo spostamento della centrale del 118 fuori dal nostro territorio provinciale, e lo aveva fatto sulla base di solide ragioni pratiche».
«Ci sono infatti accorpamenti che, al di là di un dichiarato “efficientamento” del sistema, muovono in pratica in direzione opposta, creando evidenti ed insopportabili disagi, oltre che agli operatori, ai soggetti che da ultimo sono i fruitori del servizio prestato, ovvero i cittadini e le loro esigenze».
«Ricordiamo che già l’accorpamento che ha prodotto l’attuale Asl Sudest, decisamente troppo vasta, invece di aver favorito la riduzione dei costi e migliorato l’efficienza, al contrario genera nei dipendenti stress e incertezze, negli utenti rabbia e disorientamento. Mentre poco è stato fatto per abbattere in maniera significativa le liste di attesa» prosegue il Psi.
«Con la chiusura del punto di Grosseto del 118 i costi sono aumentati anche perché i dipendenti vanno a fare la formazione a quelli di Siena e sono maggiormente in viaggio piuttosto che a esercitare la loro funzione precipua. Gli operatori, peraltro, non sempre conoscono i luoghi degli interventi, complicandone l’attuazione».
«Gli errori commessi avrebbero perciò dovuto far comprendere a chi di dovere l’importanza di un legame più stretto col territorio trattato ai fini di una migliore, quindi, sì, più efficiente, somministrazione del servizio anche relativamente al numero 112».
«Si ricorda che efficienza, quando si parla di servizi pubblici essenziali (che siano sanità, scuola, sicurezza, ecc…) significa (certo anche riduzione degli sprechi, ma) soprattutto adeguatezza della prestazione svolta nei confronti del cittadino».
«Infatti, quando si chiama il centralino per le emergenze, ci si aspetta di trovare un interlocutore che comprenda velocemente, non solo la natura della situazione, ma soprattutto che indirizzi rapidamente l’intervento nel luogo corretto, cosa che, pensiamo, sarà molto più difficoltoso ottenere».
«Teniamo conto che il sistema rischierà inoltre di essere decisamente poco agile nello svolgimento del servizio, in quanto sovraccaricato per il fatto di dover gestire un bacino di utenza unico e decisamente più numeroso (l’intera popolazione della Toscana), rispetto alle singole aree provinciali» continua il Psi.
«Ma purtroppo negli ultimi anni, è prevalsa, nell’elaborazione dei principi di gestione della cosa pubblica, una malintesa idea di riduzione dei costi (non quindi solamente riduzione, più che giusta degli sprechi e, quando occorrono, dei privilegi) che è in definitiva risultata come adozione di puri criteri economici di bilancio per settori nei quali la stella polare è rappresentata dai diritti dei cittadini. Si rischia così di deteriorare ulteriormente il rapporto fra cittadino e pubblica amministrazione».
Il Psi grossetano, «che già aveva criticato l’abolizione delle Province, fatta a favore delle amministrazioni regionali, pertanto protesta e chiede di ritornare ad una gestione più vicina a chi ha bisogno ovvero ai cittadini, che, si ricorda, sono anche elettori».