FOLLONICA – “Le limitazioni negli spostamenti dovute alla pandemia hanno dato la possibilità a molti follonichesi di conoscere meglio il Parco di Montioni – scrive in una nota il consigliere di Follonica a sinistra Enrico Calossi -. Anche la recente visita degli assessori regionali al Parco ha portato alla ribalta l’importanza strategica di un autentico gioiello naturalistico, che da alcuni decenni sta vivendo una trasformazione. Trasformazione che potrebbe essere direzionata ed accelerata, arrestando certe dinamiche che somigliano più ad un abbandono piuttosto che ad una vera e propria rinaturalizzazione.
Siamo convinti che per conservare un territorio come Montioni si possa e si debba tutelare anche la sua vocazione produttiva, nel pieno rispetto dell’ambiente. Per questo motivo, in attesa di una migliore definizione giuridica dell’ente gestionale, che dovrebbe avvenire a breve in collaborazione con la Regione, proponiamo che il Comune di Follonica investa i fondi ricavati dal Ripristino Ambientale Venator per la ristrutturazione del recinto faunistico, di alcune decine di ettari, già presente nel parco.
Si tratterebbe di un’infrastruttura condivisa con il Comune di Suvereto che, siamo convinti, si rivelerebbe investimento lungimirante: la ristrutturazione del recinto permetterebbe di attirare progetti italiani ed europei (come il LIFE), per l’allevamento e la reintroduzione di specie come il capriolo italico, la ri-selezione morfologica del cinghiale maremmano, e molti altri progetti che puntano ad un migliore equilibrio ecologico. Un’infrastruttura che crea valore e lavoro di alto livello, con risvolti positivi anche per il turismo.
Oltre a questo, utilizzando strutture già presenti nel Parco, si potrebbe affiancare un centro di riproduzione selvaggina, come il fagiano, sfruttando le sinergie del centro di Scarlino (dove sono presenti le incubatrici). In questo modo il territorio potrebbe disporre di selvaggina prodotta localmente, che generebbe altri posti di lavoro, evitando così quei viaggi della morte, con i camion provenienti dal Nord Italia, che arrivano a destinazione con il 30% di animali morti.
In poche parole, con un piccolo investimento, siamo convinti di ottenere un ritorno economico ed ecologico importante e duraturo”, conclude.