FOLLONICA – «La nuova, ennesima campagna pubblicitaria in favore dell’inceneritore di Scarlino è partita. Parziale e mistificatoria, ed in quanto tale scorretta ed ingannevole, mira a presentare l’inceneritore per ciò che non è mai stato e non è nemmeno nel progetto attuale che solo nei titoli prevede un impianto nuovo a tutela dell’ambiente, della salute di lavoratori e popolazione ed in favore dell’economia locale». Inizia così la nota del Comitato del No all’Inceneritore.
«Nel corso dei quasi 25 anni in cui è in corso questa paradossale lotta fra ambiente, salute, bonifica della piana di Scarlino, legalità, diritto al lavoro in sicurezza, valorizzazione delle peculiarità e potenzialità del golfo e moderne direttrici di sviluppo sostenibile, da un lato, e pericolosa speculazione ai danni di un intero territorio e contro la sua volontà, dall’altro, l’impianto nelle sue innumerevoli autorizzazioni puntualmente annullate dal TAR o dal Consiglio di Stato, è sempre stato spacciato per ciò che le sentenze hanno acclarato non fosse . Ieri come oggi, nella reiterazione di un percorso noto e ben chiaro a tutti, si cerca ancora di imporre un progetto inadeguato in ogni sua parte, a nostro avviso contrario alla legge, ad esclusivo servizio di un interesse politico-finanziario ed in totale conflitto con il lungo, faticoso e dispendioso lavoro pubblico e privato per valorizzare l’economia diffusa del territorio, turistica, agricola, commerciale, artigianale e dei servizi».
«Colpisce il fatto che si dichiari la consapevolezza che l’inceneritore è rifiutato dalla popolazione che da anni si batte con determinazione attraverso il Comitato per il No e le altre associazioni nazionali o locali, che i Comuni di Follonica e Scarlino siano contrari e si oppongano con coraggio nelle sedi politiche e di giustizia e che tutto ciò venga derubricato ad un fatto accessorio, quasi folcloristico, scomodamente esistente ma pressochè irrilevante».
«Così come colpisce che per la Scarlino Energia e per gli sponsor politici regionali dell’inceneritore, sia irrilevante il diffuso, gravissimo ed irrisolto inquinamento della Piana di Scarlino od il ben ragionevole dubbio sullo stato di salute dei suoi abitanti».
«Per quanto attiene, poi, alla trovata di “mettere a servizio della Toscana meridionale“ l’inceneritore, come cita l’articolo pubblicato due giorni addietro, oltre al fatto che si indica chiaramente Scarlino come sede principale di smaltimento dei rifiuti indifferenziati di tre province, è necessario sottolineare che la società Iren, tramite le recenti acquisizioni, detiene il controllo dell’impianto delle Strillaie da cui si propone di far giungere il CSS da bruciare, fra l’80 ed il 90 % di Scarlino Energia e circa un terzo di 6 Toscana».
«Ci domandiamo, perciò, se chi ha un interesse concreto a far funzionare un inceneritore, bruciando il combustibile derivato dai rifiuti indifferenziati, può avere anche interesse a far crescere la Raccolta Differenziata che di fatto ridurrebbe drasticamente il combustibile. Ci domandiamo, di conseguenza, come possa compiere i dovuti sforzi per rispettare gli obiettivi di legge nel differenziare e recuperare materia dai rifiuti».
«Infatti ciò non accade e le tre province dell’Ato Sud hanno una raccolta differenziata media pari a circa il 47 % contro il 65% richiesto dalla legge dal 2012».
«Al netto di tutto ciò la domanda di fondo cui non troviamo sostenibile risposta, è perché tante ingenti e preziose risorse private, professionali e finanziarie non vengono unite a quelle pubbliche e coniugate alla volontà politica dei territori che reclamano ascolto, per pianificare e realizzare un possibile sistema di chiusura effettiva del ciclo dei rifiuti che possa, come accade in altri territori italiani e d’Europa, portare innovazione, benessere e lavoro, effettiva tutela dell’ambiente e della salute, in sintonia con le popolazioni, le caratteristiche e la natura dei luoghi».