GROSSETO – “Risultati decisamente inferiori alle aspettative per il settore dell’edilizia maremmana che tanto aveva sperato nelle opportunità derivanti dai vari bonus proposti dal Governo. Molte imprese e molti cittadini che pensavano di usufruirne stanno scegliendo di non farlo a causa della quantità di documenti necessari, dei lunghissimi tempi di attesa della pubblica amministrazione e a causa della riscontrata difficoltà di ottenere la liquidità necessaria per partire”.
A lanciare il grido di allarme è la Confartigianato di Grosseto che stila un primo bilancio sugli incentivi statali che avrebbero dovuto essere la boccata di ossigeno per il rilancio dell’economia provinciale. Il patrimonio immobiliare presente nel nostro territorio, prevalentemente risalente agli anni 70, avrebbe potuto, in parte, limitare le conseguenze di una crisi che da anni caratterizza il settore delle costruzioni, ma gli ostacoli emersi sembrano, ancora una volta, favorire i grandi gruppi strutturati e capitalizzati a scapito delle imprese locali.
“La provincia di Grosseto – spiega il segretario Mauro Ciani – conta 2121 imprese: 2118 sono mpi, le imprese artigiane sono 1621, gli addetti al settore sono 5219. Numeri importanti che dimostrano il valore di questo comparto per la nostra terra. Se a livello nazionale tra l’estate e l’autunno 2020 il settore è tornato a crescere, a Grosseto i risultati sono stati meno brillanti e le imprese artigiane stanno pagando un prezzo forse maggiore di altri”.
A un settore già in difficoltà l’emergenza sanitaria causata dal Covid e il lockdown hanno tolto quel poco ossigeno che ancora dava forza al comparto ed è sempre più evidente che stiamo assistendo ad una sua progressiva destrutturazione con fatturati in diminuzione e un calo della forza lavoro. I dati a livello nazionale infatti evidenziano che 9 imprese su 10 fatturano meno di 500mila euro e il 96% di queste ha meno di 10 addetti.
“L’auspicata ripresa, sostenuta dai vari bonus, non c’è stata – precisa il segretario. Il nodo rimane la farraginosa burocrazia e le sue storture che pesano come macigni. Lo smart working ha sommato ritardi su ritardi; gli uffici della pubblica amministrazione non sono in grado di dare risposte immediate creando un percorso ad “imbuto” e annullando la virtuosità dei provvedimenti. Altra questione è la difficoltà di ottenere liquidità per le pmi che limita la possibilità di prendere in carico il lavoro. Proprio quest’ultima questione – commenta Ciani – rischia di regalare ai grandi gruppi industriali i vantaggi di questa manovra, togliendo all’economia locale quelle opportunità necessarie per far ripartire il settore delle costruzioni, l’impiantistica, l’indotto e l’occupazione. Come Confartigianato non intendiamo arrenderci e stiamo chiedendo agli istituti di credito locali una maggiore flessibilità verso le imprese, dall’altra facciamo appello agli enti preposti affinchè sia ufficializzata la proroga, più volte richiesta, dei bonus anche per gli anni futuri. Infine, oggi più che mai chiediamo che la burocrazia si adegui ai tempi e torni ad essere amica di chi lavora; serve una pubblica amministrazione più attenta e veloce serve snellire le procedure e semplificare le pratiche e i controlli. In altre parole – conclude Mauro Ciani – c’è bisogno di credere nel valore dell’artigianato locale e stare accanto alle tante piccole imprese che hanno contribuito a sostenere economicamente questa terra”.