FIRENZE – I rappresentanti dei medici di medicina generale hanno firmato il pre-accordo che li vedrà impegnati nelle vaccinazioni per il Covid-19: da subito per gli ultraottantenni e successivamente magari per i toscani più giovani ma a rischio o giudicati fragili per via di particolari patologie. La Toscana è la prima a farlo. L’intesa – per la Regione c’era l’assessore Bezzini – è stata sottoscritta al momento da Fimmg e Snami, rappresentati da Alessio Nastruzzi e Alessio Lambardi. Altre sigle potranno aggiungersi nei prossimi giorni.
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I medici di famiglia vaccineranno i loro pazienti nei propri studi oppure in strutture idonee individuate e messe a disposizione dalle aziende sanitarie. Le vaccinazioni, non obbligatorie (e per cui serve pertanto un consenso) ma fortemente consigliate, saranno programmate durante la settimana e potranno essere svolte anche a domicilio, tenuto conto delle condizioni del paziente.
Gli over 80 si vaccinano al momento con Pfizer-BioNTech o Moderna. Si partirà da lunedì 15 febbraio, gradualmente per poter ben oleare tutti i meccanismi, e i medici potranno garantire capillarità sul territorio, conoscenza dei propri assistiti e rapporto personale: tre indiscutibili valori aggiunti. Il vaccino e tutto il materiale necessario, compresi i dispositivi di protezione individuale e i farmaci per contrastare eventuali reazioni allergiche importanti, saranno distribuite presso le farmacie convenzionate e da lì ai medici, che sui loro computer avranno un cruscotto con evidenziati tutti gli ultraottantenni tra i propri assistiti. L’agenda terrà conto delle dosi in quel momento disponibili. La prenotazione del richiamo, a 21 o 28 giorni a seconda del vaccino, sarà elaborata in automatico dal sistema. Per le prime tre settimane saranno garantiti almeno sei dosi ogni sette giorni per ciascun medico.
“Dobbiamo ringraziare tutti questi professionisti per la disponibilità, la responsabilità e la collaborazione. commentano il presidente della Toscana Eugenio Giani e l’assessore alla salute Simone Bezzini.
“I nostri sforzi sono tutti protesi – aggiungono – a dare vita alla migliore campagna vaccinale possibile e portare il vaccino il più vicino al cittadino. L’obiettivo finale è garantire la copertura vaccinale di tutta la popolazione toscana”.
E per questo si lavora in contemporanea su più fronti: quello, partito per primo, degli operatori sanitari e socio-sanitari e del personale e degli ospiti delle Rsa (per quest’ultimi la vaccinazione è quasi completa, anche con i richiami), quindi il personale delle scuole e delle università e le forze armate e di polizia tra 18 e 55 anni, come indicato dal Governo e le cui vaccinazioni, con AstraZeneca, sono partite oggi. Da lunedì, per l’appunto, sarà la volta degli ultraottantenni. Un anno fa, dati Istat, erano complessivamente oltre 320 mila i residenti toscani ricompresi in questa fascia di età, l’8,68 per cento dell’intera popolazione.
“La Toscana è la prima e finora unica regione in Italia ad aver scelto di vaccinare questi anziani con i medici di medicina generale – sottolinea ancora l’assessore Bezzini – : una scelta ambiziosa e un lavoro che ha richiesto settimane di confronto e messa a punto delle procedure. Un percorso non banale”.
“ Si inizierà gradualmente – aggiunge – e la prossima settimana sarà una prova generale”. “Sul fronte delle vaccinazioni – chiarisce, ancora – la Toscana sta procedendo speditamente e sarà un cammino progressivo per la poche dosi al momento disponibili e i tempi frazionati di consegna. Ma siamo fiduciosi”.
Si parte. E l’accordo non guarda solo al presente, ma anche al futuro della riorganizzazione del sistema sanitario territoriale. “C’è pure questa ambizione” confessa l’assessore. I medici di famiglia, si ricorda nel preambolo del pre-accordo, hanno consentito durante la recente campagna di vaccinazione antinfluenzale di realizzare una copertura mai raggiunta. Un successo su cui riflettere e di cui far tesoro. “Il prossimo accordo integrativo regionale – auspica Bezzini – non sia solo un pezzo di una trattativa sindacale ma anche il punto di inizio e un passo in avanti verso una riorganizzazione e una nuova idea della sanità territoriale della nostra regione”.
Investendo ad esempio su strumentazione diagnostica di primo livello da mettere a disposizione dei medici, per fare degli ambulatori, in sinergia con gli altri attori del servizio socio-sanitario, veri presidi di prossimità nell’assistere una popolazione sempre più anziana e con più patologie. Un tema, anche questo, che l’emergenza sanitario ha posto in evidenza.