GROSSETO – L’emergenza del Coronavirus ha fermato le sfilate ma non certo lo scorrere dei giorni sul calendario, ed anche quest’anno siamo arrivati al Giovedì Grasso ed al Martedì successivo che è sempre e comunque l’ultimo giorno di Carnevale.
Follonica ha una lunga e radicata tradizione riguardo al Carnevale che mi piacerebbe ripercorrere insieme a Mario Buoncristiani, delegato dell’Associazione Carnevale di Follonica dal 2018 che oggi mi concede questa intervista.
Mario, come è nato il Carnevale a Follonica?
Il Carnevale a Follonica nasce nel 1949 ad opera di tre persone: Aldo Muratori, Lido Raspollini e Ivo Biagetti, che hanno dato il via all’organizzazione sfociata nella prima sfilata nell’anno 1950. Nel 1962 il Carnevale di Follonica viene sospeso per problemi economici per ripartire nel 1980 grazie all’intervento di Gianfranco Serafini, Attilio Zanaboni, Maris Montalti e Roberto Ticciati. Negli ultimi anni il Carnevale ha fatto un salto di qualità, entrando a far parte dei migliori carnevali di Italia. Da tre anni, inoltre, è cambiata la struttura organizzativa che viene gestita direttamente da tutti i presidenti dei rioni e io vengo eletto delegato dell’associazione carnevale follonichese.
Come vengono scelti i temi che ogni anno ispirano i rioni per l’allestimento dei carri allegorici?
Il comitato non dà nessun tema di indirizzo per l’allestimento dei carri allegorici, ogni rione presenta all’associazione il proprio bozzetto che poi è esaminato da una commissione che dà il via alla costruzione. L’unico vincolo è che non vi siano bozzetti uguali tra i vari rioni.
La costruzione dei carri deve terminare il giorno precedente la prima sfilata con l’obbligo di non effettuare alcuna modifica per le successive sfilate, altrimenti si riceve una penalità sul punteggio finale.
Qual è il significato che la gente attribuisce al Carnevale secondo lei?
Per chi partecipa, il carnevale è un momento di gioia in cui si può ridere, scherzare, stringere amicizie e magari esprimere speranze e illusioni per il domani, dimenticando i problemi che durante l’anno ci attanagliano.
E che cosa è per lei il Carnevale, Mario?
Sono nel Carnevale dal 1983 e dal 1984 presidente del rione Cassarello. Posso dire che il Carnevale fa parte della mia vita. Vivo il Carnevale insieme a tutti gli amici del rione come momento di aggregazione nel quale nascono amicizie e ringrazio la mia famiglia alla quale ho sottratto tempo ma che mi ha sempre supportato.
“Durante il Carnevale gli uomini indossano una maschera in più”, sono parole di Xavier Forneret. Lei come si sente di commentarle?
Tutti noi abbiamo una maschera, la utilizziamo per muoverci con disinvoltura nella società e per nascondere noi stessi. Con la maschera di Carnevale, invece, possiamo mostrare quello che desideriamo. Con la maschera di Carnevale si può esprimere un mondo interiore fatto di leggerezza, speranza, fiducia nelle persone, allegria e illusioni.
Foto di Giorgio Paggetti.