GROSSETO – La Maremma è terra di butteri e contadini, ma anche di inventori. Forse, infatti, non tutti sanno che l’inventore della Lambretta, Ferdinando Innocenti, è vissuto per molti anni a Grosseto.
Innocenti è nato a Vellano, nel Comune di Pescia (Pistoia), nel 1891. Da piccolo, poi, si trasferisce nel capoluogo maremmano insieme a tutta la famiglia. Qui il padre Dante, fabbro, apre una rivendita di ferramenta, che sarà poi presa in gestione dal giovane Ferdinando una volta conclusi gli studi tecnici, nel 1909.
Una volta alla guida della ditta di famiglia, insieme al suo fratellastro Rosolino, Ferdinando si fa subito notare per le sue grandi doti imprenditoriali: in poco tempo amplia il giro d’affari dell’azienda acquistando rottami di ferro scambiandoli con olio lubrificante da rivendere.
Negli anni della Prima guerra mondiale, Innocenti riesce a mettere da parte un piccolo capitale. Per accrescere ulteriormente i propri affari, nel 1920 progetta di trasferirsi a Roma, ma perde la maggior parte dei propri guadagni quando la Banca italiana di sconto, dove erano collocati, viene messa in liquidazione alla fine del 1921.
Nel 1923 Ferdinando si trasferisce comunque a Roma, dove ricomincerà dal nulla costituendo un magazzino per la vendita di tubi senza saldatura prodotti dall’importante azienda Dalmine, che aveva la sede in provincia di Bergamo. Nel 1926, al deposito Innocenti affianca un’officina per le lavorazioni successive dei tubi e per la produzione di manufatti ricavati dagli stessi.
Considerato che l’edilizia e l’economia, in quel periodo, stavano conoscendo una notevole crescita, negli anni successivi Ferdinando stipula numerosi accordi commerciali con la Dalmine, studiando nuovi impieghi innovativi da applicare alla costruzione di queste parti metalliche.
Nel 1931 lascia Roma per trasferirsi a Milano, dove inizia a realizzare il suo progetto imperniato sull’industria meccanica applicata. Nonostante la crisi del ’29, infatti, inaugura nel capoluogo lombardo, a Lambrate, la prima sede commerciale della Fratelli Innocenti, e nel 1933 costruisce uno stabilimento di produzione per i raccordi tubolari.
Nel corso degli anni Trenta l’attività di Innocenti cresce ininterrottamente, con due stabilimenti di produzione, a Roma e Milano, e nove tra filiali e uffici commerciali.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Innocenti è costretto a cambiare la sua produzione da civile in bellica, spostandosi sull’ambito meccanico. Dopo l’8 settembre 1943 inizia a collaborare con gli Alleati e a finanziare la Resistenza.
Le esperienze acquisite dalla Fratelli Innocenti in meccanica la portano a diversificare la sua produzione, e inizia ad occuparsi di mezzi di trasporto. Sin dall’immediato dopoguerra, Innocenti capisce che era arrivato il momento della motorizzazione individuale, il momento di creare un veicolo a basso costo che permettesse una diffusione popolare, non consentita all’automobile ancora troppo cara. Così nel 1947 Fernando Innocenti inventa la Lambretta, il cui nome deriva dal fiume Lambro, che scorre nella zona in cui sorgevano gli stabilimenti di produzione.
In Maremma si racconta che l’idea della Lambretta fosse sorta in Innocenti molti anni prima, quando abitava a Grosseto e passeggiava lungo le sponde del fiume Ombrone. Per questo l’avrebbe voluta chiamare Ombretta. Che sia leggenda o realtà non è dato sapersi. Fatto è che Ferdinando Innocenti, morto nel ’66 a Milano in seguito ad un arresto cardiaco, è stato un maremmano di grande talento e capacità, che ha fatto della sua maggiore invenzione, la Lambretta, uno dei simboli del boom economico italiano.