GROSSETO – “Tirarmi dentro ad una polemica che riguarda più la forma che la sostanza, ed avendo io fatto della pacatezza e sobrietà il mio stile, dimostra la pretestuosità della stessa e mi costringe ad alcune precisazioni che altrimenti avrei volentieri evitato”. Così il consigliere regionale della Lega Andrea Ulmi interviene nel dibattito a distanza che ha coinvolto il presidente della Provincia Antonfrancesco Vivarelli Colonna, la consigliera Olga Ciaramella ed i consiglieri provinciali del centrosinistra, in cui è stato chiamato in causa per la sua presenza, in qualità di consigliere regionale, nella stessa cerimonia.
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“Intanto io non accompagnavo Vivarelli Colonna – puntualizza Ulmi- ma sono stato invitato alla cerimonia organizzata dall’Isis ‘Manetti-Porciatti’ in qualità di consigliere regionale dal professor Sestini per conto della dirigente, che ho conosciuto in quella circostanza. Un invito giunto telefonicamente, per cui non sapevo neppure chi fossero gli altri invitati. Proprio essendo un consigliere regionale potevo essere a Grosseto, come in qualsiasi altro luogo della Toscana, dunque mi sono abituato a non dare troppo peso alla mascherina che indossa il mio interlocutore”.
Ulmi entra nel caso specifico. “La cosa che rende pretestuosa la polemica – afferma il consigliere regionale della Lega- è proprio il tirarci dentro la mia persona. Se siamo di fronte ad un fatto oggettivo, dove però il sindaco indossa una mascherina solo con il suo nome e ruolo, che a sei mesi dalle elezioni può essere letto in chiave elettorale, ma che in qualsiasi momento della pandemia potrebbe essere considerata istituzionale, mentre la consigliera Ciaramella una leggermente diversa, che oltre alla dicitura Vivarelli Colonna Sindaco riporta un simbolo, io, che da sempre faccio dello stile una mia cifra, sono stato coinvolto da chi, evidentemente, su queste sottigliezze tende a giocare, riconoscendo anche come la mia fosse neutra”.
“Perché invitare me e non altri presenti a far notare la cosa? – si domanda Ulmi – Personalmente ho sempre fatto critiche nell’ambito dell’azione politica e amministrativa, ma mai sui comportamenti da tenere sui quali giudicano i cittadini. I consiglieri di centrosinistra evidentemente sono bravi a fare la morale agli altri, ma non a guardare loro stessi. Ricordo ancora proprio Francesco Limatola, recidivo nel tirarmi in ballo sul piano personale e professionale, che disse di fronte ad una mia affermazione, fatta da segretario politico, che non condivideva di ‘sapere da quale medico non farsi curare’, mentre io, fedele al giuramento di Ippocrate, sarei il primo a curarlo laddove, gli auguro di non averla mai, ce ne fosse la necessità, proprio perché politica, persona e professione vanno tenute sempre separate. Credo che basti questo per far capire ai consiglieri di centrosinistra che un fatto oggettivo, che dovrebbe avere il giusto peso, non può essere trasformato in caso politico coinvolgendo le persone. A meno, e la leggo così, che queste polemiche, a mio parere stucchevoli, di falso moralismo e degne più del bar che delle sedi istituzionali non siano l’unico tema cui aggrapparsi per attaccare l’operato di un’amministrazione”.