PIOMBINO – “Vogliamo che Piombino e Val di Cornia siano luoghi di sperimentazione per l’utilizzazione integrata di programmi regionali e nazionali. Vogliamo il totale risanamento dell’intero Sin come strumento di rinascita economica e sociale per un territorio in crisi. Il Patto per Piombino è questo: un progetto ambizioso e globale, che discuteremo con la città per poi presentare a Governo e Regione, che passa anche dalla riduzione delle aree industriali vicino alla città, la riconquista del verde e la valorizzazione dell’archeologia industriale”.
Con queste parole il sindaco Francesco Ferrari ha presentato i dettagli del Nuovo Patto per Piombino, per il rilancio e la rinascita della città e del suo territorio che poggia le proprie basi sui rilevanti importi che l’Unione Europea metterà a disposizione dei singoli Paesi facenti parte, tra Recovery Fund e risorse destinate alle singole Regioni.
“Gli obiettivi indicati a livello europeo nella programmazione 2021-27 e quelli conseguenti illustrati dal Quadro Strategico Regionale per uno sviluppo sostenibile ed equo sono straordinariamente confacenti alle problematiche di Piombino e rappresentano dunque un’occasione unica su molteplici livelli – continua Ferrari -: la Val di Cornia ha finalmente l’occasione concreta di uscire da una profonda crisi economica e, al contempo, di farlo attraverso il risanamento di un territorio per decenni violentato dalla siderurgia e non solo. La fabbrica oggi occupa ben 600 ettari del nostro territorio, in buona parte con impianti ormai da anni in disuso.
La nostra intenzione – prosegue – è ridurre l’area industriale con gli strumenti urbanistici che ci competono, pur assicurando uno spazio, lontano dalla città, sufficiente a quella produzione di acciaio che potrà finalmente seguire i criteri green che l’Europa incentiva ed essere in coerenza con ‘la transizione per la produzione di acciaio verde in Italia’ di cui parla il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza #NEXTGENERATIONITALIA. Piombino può e deve diventare un sito industriale innovativo – grazie all’intervento dei soggetti privati e, per ciò che concerne la fabbrica, anche dello Stato -, che utilizzi le più evolute tecnologie nel rispetto dell’ambiente.
Purtroppo – va avanti il sindaco – le tempistiche per una ripresa della produzione dell’acciaio, su cui confidiamo, sono lunghe e la prospettiva occupazionale non appagante. Ecco perché i finanziamenti europei dovranno coprire anche le bonifiche ed il risanamento ambientale: è un’occasione irrinunciabile.”
Il Nuovo Patto per Piombino poggia le proprie basi su tre grandi pilastri: gli smantellamenti e le bonifiche; le opere infrastrutturali di collegamento; gli investimenti culturali; a tutto questo si aggiunge la partita dell’ingresso dello Stato nella compagine sociale di Jsw, che garantirebbe governance e produzione green in coerenza con Green Deal europeo.
“Oggi ci sono tutte le condizioni, anche economiche, per compiere quel cambiamento che questo territorio attende da troppo tempo – conclude Ferrari -: oltre ai fondi europei è necessario intercettare anche i contributi di quei privati che, responsabili almeno in parte dell’inquinamento del Sin di Piombino, sono consapevoli dell’onere risarcitorio che su di loro incombe. Ad esempio, Fintecna; auspichiamo che il Ministero Ambiente attivi quel tavolo tecnico da noi più volte invocato, e che in quella sede inizi una trattativa concreta con quella società per cercare e formalizzare una transazione celere”.
Smantellamenti e bonifiche
Le aree che corrono lungo i centri abitati, dopo le opere di smantellamento e bonifica, potranno creare zone filtro tra l’area urbana e l’industria. Buona parte di quelle zone dovrebbe essere destinata a verde e parchi, con parcheggi scambiatori ed una rete di mobilità dolce per l’accesso in città, in continuità con l’area di Città Futura – oggetto di una importante progettazione già finanziata – che questa amministrazione ha ripreso e accelerato -. In quelle aree l’archeologia industriale sarà mantenuta come simbolo di una memoria storica e produttiva, sulla falsariga di quanto già sperimentato in altre parti d’Italia, con la concreta possibilità anche di adibire alcuni di quegli edifici a luogo per la conservazione e fruizione della nutrita documentazione di decenni di produzione e lavorazione dell’acciaio.
Molte altre aree, a nord della città, potranno diventare, dopo la loro messa in sicurezza, oggetto di investimenti di nuove forme di imprenditoria. Sono le aree dove oggi insiste l’altoforno o le decine di ettari da troppi anni occupate da cumuli di scarti industriali.
Quell’intervento di messa in sicurezza rappresenterà il completamento coerente con l’opera di bonifica della falda già avviata.
Le opere infrastrutturali
Lo sviluppo imprenditoriale e portuale passa dalle indispensabili opere infrastrutturali di cui la città è priva. A questo proposito, riteniamo che il tracciato del secondo lotto pensato con la variante Aferpi, scelto dalla passata amministrazione e che prevedeva il percorso a ridosso di Poggetto-Cotone e l’attraversamento di Città Futura, non sia condivisibile. Un tracciato che avrebbe determinato aggravi per gli abitanti di alcune aree urbane e che, soprattutto, avrebbe fatto tramontare l’aspettativa, contenuta nel patto per Piombino, di allontanare la fabbrica dalla città. La scelta del tracciato passerà da un’interlocuzione già avviata con l’Autorità di Sistema Portuale e dalla discussione del Piano Strutturale in consiglio comunale. Il progetto di fattibilità dovrà essere finanziato dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, insieme all’adeguamento della rete ferroviaria.
Le opere culturali
A testimonianza della storia millenaria di questo territorio, l’impegno è nel restauro e nella messa in sicurezza di strutture e meccanismi in passato utilizzati per la produzione siderurgica.
Saranno realizzati suggestivi percorsi tematici e recuperati capannoni e strutture per ospitare l’archivio delle Acciaierie di Piombino, notificato dalla Soprintendenza Archivistica già dal 1979, con l’ingente mole di documentazione prodotta dalle Acciaierie di Piombino nell’ultimo secolo: un chilometro e mezzo di documentazione di straordinario interesse storico per la città e per le altre realtà italiane e sovranazionali interessate alla storia della siderurgia. L’intervento potrebbe vedere la nascita anche di un vero e proprio museo del ferro e dell’acciaio.
Questo progetto, che in un contesto “ordinario” potrebbe apparire utopico, nel quadro attuale dei fondi europei è invece realizzabile. Basta che Governo e Regione vedano quello che vediamo noi: lo strumento per far rinascere un intero territorio e dimostrare che l’Italia è un Paese straordinario, dove a volte ci blocchiamo dinanzi ad un piccolo ostacolo ma dove talvolta riusciamo anche a stupire gli altri e persino noi stessi.