GROSSETO – “Con la Toscana in zona gialla possono riprendere il catechismo e le altre attività educative e di formazione in presenza (lectio, catechesi per adulti, gruppi giovanili o di adulti ecc..), con prudenza, ma senza paura, nel pieno rispetto dei protocolli già in essere e delle indicazioni fornite dalla Curia diocesana”. E’ quanto comunicato al clero, nella giornata di giovedì, dal vescovo Rodolfo.
Il vescovo ha incontrato i preti della Diocesi nel salone della parrocchia Madre Teresa per una mattinata di scambio e approfondimento su come approcciare dal punto di vista pastorale questa nuova fase fino a quando la Toscana resterà collocata in zona gialla.
A questo scopo, il vicario generale don Paolo Gentili ha consegnato al clero un vademecum, contenente in modo puntuale le attività che si possono o non si possono fare nelle parrocchie in base alla zona in cui è collocata la regione. Con una puntualizzazione: “Negli spazi delle parrocchie si devono tenere esclusivamente attività di tipo pastorale. Ogni altra iniziativa non è possibile, neppure in zona gialla”. Inoltre, tutte le attività devono tenersi in un orario che consenta ai fedeli di essere di nuovo a casa entro le 22.
Possono, dunque, riprendere i cammini di catechesi in presenza per bambini, ragazzi e adolescenti e i ritiri, nella logica dei protocolli già forniti. La Diocesi raccomanda attenzione alle situazioni di accesso e uscita dei ragazzi. Gli incontri di catechesi e i ritiri dei genitori/adulti in presenza devono essere il più possibile limitati.
Possono riprendere anche le attività educative per minori, anche in forma di laboratori, nella logica del distanziamento, dei piccoli gruppi e secondo i protocolli già in essere. Si possono mettere a disposizione stanze, opportunamente organizzate e con postazioni distanziate, per lo studio.
Non sono, invece, possibili: processioni, attività teatrali, feste, pesche, mercatini. Sono sconsigliate le gite anche nelle vicinanze. Per quanto riguarda le liturgie e i momenti di preghiera vigono le regole già conosciute: distanziamento, utilizzo di mascherine e di gel igienizzanti, sanificazione al termine di ogni celebrazione.
La Curia ha consegnato ai parroci anche un protocollo, mutuato da una diocesi del nord, nel quale sono illustrate le modalità di utilizzo di aule, saloni parrocchiali, stanze in genere. Sono anche riportate le regole circa la preparazione dei locali, le vie di accesso e di uscita, le modalità di svolgimento degli incontri, l’organizzazione delle attività di catechesi, la sistemazione dei giubbini e di altri indumenti, la pulizia e sanificazione degli ambienti.
In occasione di ogni incontro di adulti dovranno essere registrate le presenze, mentre per gli incontri di catechismo, il catechista dovrà registrare, ogni volta, l’aula utilizzata e fare l’elenco dei partecipanti, conservando i loro recapiti.
Infine la Diocesi ha rinnovato ai parroci l’invito a utilizzare il patto di corresponsabilità con le famiglie già distribuito in estate in occasione de GrEst.
“Siamo consapevoli – dice don Paolo Genti – che tutto questo può essere percepito come un aggravio di compiti per i laici che a titolo volontario si dedicano a servizi importanti quali la catechesi o l’animazione di oratori o gruppi di ragazzi, ma siamo altrettanto coscienti che la comunità cristiana può dare una testimonianza credibile anche nella sua disponibilità a star dentro regole condivise. Ne va della salute di tutti. Nessuno deve sentirsi scoraggiato a venire in parrocchia perché ha paura. Riprendiamo, dunque, con slancio, entusiasmo e con la necessaria prudenza”.
In occasione dell’incontro del clero, sono state date indicazioni anche sulle benedizioni delle famiglie. Il sacerdote non potrà andare di casa in casa, se non espressamente invitato dalla famiglia. Ogni parrocchia è chiamata a trovare modalità alternative per compiere questo gesto, come, ad esempio, incontri di preghiera all’aperto in singole zone del territorio parrocchiale dove raccogliere il vicinato. Altra possibilità è, invece, all’interno di una liturgia comunitaria, sottolineare la dimensione battesimale dei laici. In questo caso si possono invitare i fedeli a portare in chiesa una boccetta d’acqua, che verrà benedetta e utilizzata come segno di benedizione in una preghiera domestica. Infine, laddove nessuna di queste modalità fosse assolutamente praticabile, rinviare la benedizione ad altro momento.