COLLINE METALLIFERE – Il Servizio associato di Polizia locale dell’Unione Comuni montana Colline Metallifere, a seguito di post e commenti pubblicati sul social network Facebook aventi “caratteri offensivi e denigratori nei confronti degli agenti di Polizia Locale”, ha denunciato due persone per diffamazione aggravata.
La Procura della Repubblica di Grosseto, visti gli atti, ha aperto un fascicolo penale a carico degli indagati per il reato di cui all’articolo 595 del Codice penale.
“I cittadini – afferma il presidente dell’Unione Marcello Giuntini – hanno pieno diritto di criticare e manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, la possibilità di denunciare possibili errori o illeciti delle autorità. Tale diritto però – prosegue – incontra dei limiti, qualora l’opinione espressa giunga a ledere l’altrui riservatezza e reputazione”.
“Il diritto di critica e la libertà di opinione non possono essere equivocate con la libertà di offesa, di ingiuria, di diffamazione – prosegue -. Sempre più spesso capita di imbattersi nella lettura di post o commenti a dir poco sconvenienti contro la Polizia locale. Nel caso di specie i post sono stati scritti da persone sanzionate perché avevano infranto il codice della strada”.
“Non possono essere accettati insulti o commenti denigratori nei confronti degli operatori di Polizia Locale. Infatti – conclude il presidente – gli agenti di Polizia locale sono pubblici ufficiali, che fanno il loro dovere, hanno una propria dignità agendo spesso in condizioni difficili per assicurare la sicurezza dei cittadini. Usare certi toni o insulti costituisce a tutti gli effetti una violazione del codice penale”.
Lo scopo di questa azione dell’Ente, oltre a quello di richiedere la condanna di questi comportamenti, è quello di informare i cittadini che inserire un commento su una bacheca di un social network significa dare a quel messaggio una diffusione che potenzialmente ha la capacità di raggiungere un numero indeterminato di persone, sicché, laddove questo sia offensivo, deve ritenersi integrata la fattispecie aggravata del reato di diffamazione (come da Sentenza Cassazione numero 24431/2015).
“Postare commenti offensivi o insulti su Facebook – conclude l’Unione comunale – non è quindi un atto privo di conseguenze o esente da responsabilità, poiché tale condotta integra il reato previsto dall’articolo 595 del Codice Penale, che al comma 3 riporta: ‘Se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a 516 euro’”.