MAGLIANO IN TOSCANA – “E’ di settimana scorsa la notizia che nel grossetano un cacciatore di Livorno si è trovato a salire su un albero perché i cani da protezione con al seguito le pecore, che pascolavano nella loro solita e quotidiana area di pascolo, si sono messi ad abbaiare. Precisiamo, nessuno sconfinamento, i cani ed il bestiame erano nella loro area da cui normalmente si accede da un cancello che mostra due cartelli: “Attenzione cani da guardiania” e “divieto di accesso”. Sufficienti a far capire che prima è meglio chiedere”.
A scriverlo, in una nota, l’associazione DifesAttiva.
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“Può succedere che ci si trovi in area di pascolo – prosegue la nota -, può succedere di sentire i campanacci delle pecore, e allora la cosa migliore è indietreggiare e non infastidire il bestiame. Il rapporto tra pastori e cacciatori è molto spesso di collaborazione, quindi non si puntualizza sul cosa stesse facendo la persona, ma sulla conoscenza di come si comportano i cani che, da buoni guardiani, devono gestire la sicurezza del bestiame.
All’arrivo delle forze dell’ordine e del pastore, rintracciato dalle prime, i cani ed il gregge erano tranquilli e ben lontani dalla persona che ancora, forse per timore, si trovava sull’albero. Il cacciatore ha mostrato il video della ripresa fatta con il suo cellulare dove era evidente che uno dei tre cani abbaiava ai piedi della pianta. Si, abbaiano e lo fanno ancora di più se vedono una figura su un albero; certo non sono abituati a trovarsi una persona che, probabilmente spaventata, urla o gesticola da un albero.
Nessuno ha menzionato sanzioni sull’accaduto; i cani, ben pasciuti, microchippati e sterilizzati, non hanno mostrato reazioni aggressive al sopraggiungere delle forze dell’ordine e del pastore, con cui hanno un rapporto di fiducia.
Filippo, soprannome del cane, che con maggior insistenza ha abbaiato, non ha fatto altro che svolgere il proprio lavoro sul proprio territorio come è abituato a fare e dove non molto tempo fa il pastore ha subito un attacco predatorio.
La normativa italiana, se pur scarna rispetto a questi cani e la loro attitudine, li indica come cani da lavoro e come tali liberi di vagare sul loro territorio insieme al bestiame.
DifesAttiva, in quanto associazione sottoscritta da imprese agricole zootecniche, desidera inoltre rimarcare che non vuole e non può prendere in considerazione il suggerimento del signore livornese che indicava di recintare i pascoli con dentro cani e pecore. La gestione estensiva del nostro bestiame fornisce il valore di pregio ai nostri prodotti lattiero-caseari e rende i nostri ambienti ben custoditi. La stessa Natura e biodiversità, ricercata da tanti fruitori del territorio sia locali che provenienti da fuori provincia, è aiutata proprio dall’attività
pastorale e dalla diversificazione degli habitat.
Se al cane chiediamo di abbaiare di meno, agli uomini chiediamo di parlarsi di più – conclude la nota dell’associazione -. L’equilibrio si può trovare solo confrontandosi civilmente”.