GROSSETO – Mercoledì 23 dicembre sarà una particolare giornata di festa per tutta la Chiesa di Grosseto. Quel giorno, infatti, monsignor Franco Cencioni – per i grossetani semplicemente don Franco – ricorderà il 70esimo anniversario di ordinazione sacerdotale.
Don Franco ha desiderato ricordare questa ricorrenza con una Messa, che sarà presieduta dal vescovo Rodolfo mercoledì 23 alle ore 11 in cattedrale, concelebrata dai sacerdoti della Diocesi e aperta a quanti vorranno unirsi alla preghiera di ringraziamento di don Franco e per don Franco, sempre nei limiti dei posti disponibili in base alle disposizioni sul distanziamento.
Prevedendo che non tutti potranno essere in cattedrale, la celebrazione sarà trasmessa in diretta da Tv9.
Il settimanale diocesano Toscana Oggi celebra questo anniversario con un numero speciale – datato 20 dicembre. Nel dorso locale la foliazione sarà, infatti, di 12 pagine, sei delle quali dedicate a don Franco, con un’ampia intervista e interventi del cardinale Scola, dei vescovi Cetoloni e Agostinelli, del sindaco di Grosseto, dei presidenti di Pro Loco (che ha contribuito a fondare) e corale Puccini (dove siede nel consiglio), di amici e collaboratori.
“Facendomi portavoce dei miei predecessori, di tutto il clero, del laicato cattolico, del personale di Curia e della gente di Maremma – dice il vescovo Rodolfo Cetoloni – non posso che dire grazie a Dio per don Franco. Egli è stato ed è una benedizione per questa Chiesa e per questo territorio. Se n’è fatto carico con una generosità e una dedizione che in certi momenti commuovono, tanto continua ad essere lo zelo con cui don Franco desidera arrivare a tutti. Non c’è stato vescovo che non abbia trovato in don Franco un collaboratore prezioso, un “confessore”, un sostegno, a volte anche un leale e sincero interlocutore che senza piaggerie ha saputo sempre dire quel che pensava per il bene della Chiesa. Don Franco risuona emotivamente per tutto: per un bambino che gli sorride, per un povero che chiede aiuto, per chi lo cerca per chiedergli un lavoro, per i giovani. Non c’è nulla che non gli stia a cuore. Esuberante, dirompente, esigente con se stesso. Tutto questo nasce in lui da una ricca vena interiore, nutrita di umanità, di fede e di amore al Signore e alla gente. Concludere questo anno difficile per tutti con una festa per una persona che ha saputo unire così tanto questa città, è un dono di Dio da custodire con gratitudine”.
A riprova della sua capacità di guardare sempre avanti, in vista del 70esimo don Franco ha fatto realizzare un biglietto-ricordo che, sul fronte ha come immagine la Natività che viene esposta ogni anno in cattedrale, col Gesù Bambino che lui portò da Gerusalemme nei primi anni ’60. Sul retro una frase ripresa dal vangelo di Luca e che viene letta nell’introito della Messa di ordinazione, una sua dedica e infine il richiamo al 1950 “anno santo e anno dell’Assunta” e al 2020 “anno della pandemia e della speranza”.
ALCUNI TRATTI BIOGRAFICI
Don Franco, nativo di Boccheggiano (13 luglio 1926), fu ordinato prete il 23 dicembre 1950 dal vescovo Paolo Galeazzi a Porto Santo Stefano. Quel giorno veniva riaperta al culto e consacrata la chiesa di Santo Stefano, nel Promontorio, distrutta dai bombardamenti della guerra. Galeazzi volle rendere ancor più solenne quella giornata inserendovi il rito di ordinazione di quel giovane seminarista che aveva scovato qualche anno prima a Boccheggiano, dove si era recato per una celebrazione. Fanco allora era rientrato a casa da Tortona, dove era andato a studiare da don Orione. Galeazzi lo sentì padroneggiare molto bene il latino, chiese informazioni al parroco e poi volle parlare col babbo Sabatino. “Guerra o non guerra, questo ragazzo in Piemonte non ci torna”, disse Galeazzi alla famiglia Cencioni. E così il giovane Franco venne in Seminario a Grosseto dove proseguì la formazione, che lo porterà a diventare prete 70 anni fa.
Molteplici i campi di apostolato nei quali don Franco si è cimentato. A partire da quello parrocchiale. Nel ’51 fu mandato parroco a Marina, dove si dedicò alla costruzione della chiesa (quando arrivò c’era il basamento) e alla pastorale tra la gente, a Shangai e d’estate tra i ragazzi delle colonie. A Marina arrivarono i Carmelitani e don Franco rientrò a Grosseto, all’inizio insegnante in Seminario e cancelliere di Curia, nei fine settimana, in giro a celebrare Messe fra la Trappola, la Cànova, Castiglione della Pescaia, le Strillaie. Nel ’53 Galeazzi lo nomina vice parroco di don Turiddo Turi in Duomo, ma nel ’55 un nuovo trasferimento: parroco a Giuncarico, tra le famiglie dei minatori. Poco più di un anno e mezzo e di nuovo con le valigie pronte: il Vescovo lo invia parroco nella nascente parrocchia di Bagno di Gavorrano, dove resta 40 mesi. “La mia campagna di Corea”, dice spesso sorridendo, mentre ripensa a quel periodo in una realtà composita, con famiglie operaie provenienti da varie parti d’Italia e quindi da aiutare ad inserirsi e a fare comunità, ma anche in una realtà politicamente complessa, dove la dialettica tra lui e i dirigenti comunisti non fu scevra da tensioni. Nel ’61 per don Franco si apre un capitolo nuovo: Galeazzi lo nomina parroco del duomo, un servizio che porterà avanti per 31 anni. Nel 1992, infatti, il vescovo Scola, nel riorganizzare la Diocesi, chiede a don Franco di assumere la carica di Proposto del Capitolo, passando il servizio di parroco a don Roberto Nelli. Scola gli affida anche la parrocchia di Principina Terra.
C’è poi un altro versante importante nell’esperienza sacerdotale di don Franco, quello con l’associazionismo. Da molti anni è assistente generale dell’Azione Cattolica diocesana, nella quale lui stesso si è formato fin da ragazzino nei baschi verdi, partecipando anche, nel ’48, alla grande adunata organizzata da Carlo Carretto per gli 80 anni dell’Ac. Ma è stato anche assistente dei maestri cattolici, dell’Unitalsi, del Cif, per il quale si è speso moltissimo realizzando anche la casa del Noce, correttore della Misericordia.
Un’esperienza che ricorda sempre con grande affetto: gli anni di insegnamento della religione presso l’Iti Porciatti di Grosseto
Altrettanto significativo l’apporto all’Istituzione, cioè alla Diocesi. Giovane prete è nominato cancelliere della Curia appena riaperta dopo i danni della guerra, mentre a fine anni ’90 il vescovo Babini lo incarica di mettere in piedi l’ufficio beni culturali ecclesiastici, istituito a livello nazionale dalla Cei, e di cui continua ad essere zelante direttore. E’ un settore nel quale don Franco si butta con entusiasmo, dopo che – giovane canonico della cattedrale – lavorò con grande intensità per convincere il Capitolo ad allestire il museo della cattedrale, che poi diventerà il museo diocesano di arte sacra, e ad accettare la proposta del Comune di inserire quest’ultimo all’interno della medesima struttura del museo archeologico, dando vita a quello che oggi è il Maam. Per molti anni è stato anche responsabile dell’archivio diocesano.
C’è, poi, il don Franco sacerdote e uomo profondamente inserito nelle dinamiche, minute e istituzionali, della vita di Grosseto, di cui a buon diritto si dice che sia la memoria storica.
IL DONO
Don Franco ha chiesto che nella circostanza di questo anniversario non gli siano fatti regali personali. Per questo, d’accordo con il vescovo e i canonici del Capitolo della cattedrale, ha chiesto che tutto convogli in un piccolo progetto di restauro di quattro candelieri in legno e di una “residenza” (trono) per il Santissimo Sacramento, in legno e foglia oro, che fanno parte degli arredi della cattedrale.
Coloro che desiderassero contribuire possono fare un’offerta utilizzando il seguente Iban: IT38F0103014307000001782745, Monte dei Paschi di Siena, intestato a Diocesi di Grosseto. Causale: offerta settantesimo anniversario sacerdozio don Franco Cencioni.