PIOMBINO – «Dopo la lettura della sentenza sono soddisfatto: è un provvedimento che non riconosce le ragioni invocate da Termine obbligandolo, addirittura, a pagarsi le spese legali» ad affermarlo Francesco Ferrari, sindaco di Piombino, che commenta così la sentenza in merito alla causa di lavoro intentata da Giacomo Termine dopo il suo licenziamento dal comune di Piombino.
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«Le domande di Termine sono state tutte respinte dal Giudice del Lavoro del Tribunale di Livorno: Termine aveva chiesto che il Giudice lo dichiarasse dipendente del Comune di Piombino a tempo indeterminato. Alla base della domanda sosteneva che il Comune aveva comunicato il recesso tardivamente, abbondantemente dopo la conclusione del periodo di prova. Ma soprattutto, aveva chiesto al Tribunale che quel recesso fosse dichiarato illegittimo e discriminatorio».
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«Il Tribunale, invece, ha stabilito che il periodo di prova non si era ancora concluso – prosegue Ferrari -, vista la scarsissima presenza del dipendente negli uffici comunali; pertanto, Termine potrà, se vorrà, riprendere il periodo di prova a Piombino, all’esito del quale il datore di lavoro, ovvero il Comune, potrà decidere se assumerlo oppure no».
«A lui la scelta se abbandonare il posto a Gavorrano, dove era nel frattempo tornato come dipendente, e proseguire la prova che la legge prevede al fine di consentire al datore di lavoro di valutare l’operato del lavoratore e dunque decidere di assumerlo o meno. Il Tribunale del Lavoro ha dimostrato quell’equilibro che è mancato a Giacomo Termine quando, dimenticando che un lavoratore deve frequentare il posto di lavoro, ha approfittato delle possibilità date dalla legge timbrando il cartellino solo una manciata di giorni in più di un anno. Il Tribunale del Lavoro ha giudicato Termine come dipendente, come ha fatto il Comune di Piombino all’epoca, e non come segretario di un partito. Perché è questo il ruolo di Termine a Piombino: il dipendente, al pari degli altri circa 200 che ogni giorno mandano avanti la macchina comunale».