GAVORRANO – “Sulla vicenda conosciuta come “il Muro di Giuncarico” ci preme precisare alcune cose – scrive, in una nota, la capogruppo di Movimento Gavorrano bene comune Patrizia Scapin -. Nel 2009, l’allora sindaco Massimo Borghi, pochi giorni dopo il suo insediamento, fu contattato da un cittadino di Giuncarico che lo invitò nel paese per fargli vedere alcune cose e metterlo a conoscenza di alcuni problemi riguardanti la frazione.
Il sindaco Borghi, avendo per cinque anni svolto il suo ruolo impegnativo di presidente del Consiglio provinciale, e avendo quindi vissuto la realtà grossetana, fin dal suo insediamento decise di recarsi nelle frazioni per incontrare i cittadini e rendersi conto di persona delle problematiche in esse esistenti.
Quando a Giuncarico si trovò davanti al muro rimase sconcertato: una struttura enorme, tonnellate di inutile cemento armato, costruita a pochi metri da uno dei centri storici del Comune di Gavorrano, come se nulla fosse, come se si trattasse di una cosa normale.
Dopo una breve ricerca per capire chi avesse autorizzato un simile scempio, apprese che il muro era totalmente abusivo e iniziò una battaglia perché fosse chiara a tutti la realtà di quell’ecomostro che deturpava, deturpa e deturperà per sempre la piccola frazione di Giuncarico.
Per questo impegno fu attaccato duramente, come fu attaccato per la demolizione del palazzo di Grilli costruito su una zona archeologica protetta, stessa sorte subì per aver bloccato la mega lottizzazione che avrebbe distrutto una porzione importante del Capoluogo, per non parlare della lottizzazione “la Fiesolana” di Bagno di Gavorrano.
Sulla questione del “Muro di Giuncarico” fece avviare una pratica e fu determinata una sanzione di 180mila euro per la ditta costruttrice, la richiesta del taglio del muro, quindi l’abbassamento di vari metri per renderlo meno impattante, e la piantumazione di alberi ed essenze varie che potessero coprirlo.
Il muro, infatti, non poteva essere totalmente abbattuto perché la legge non lo consente in quanto opera abusiva edificata per la salvaguardia di altre opere, ma poteva essere attenuato l’impatto negativo sul paesaggio.
A distanza di dieci anni il Tar della Toscana dà ragione al Comune di Gavorrano riconoscendo con questa sentenza che il sindaco Borghi aveva ragione nella sua lotta contro questo mostro di cemento armato.
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Quando lo abbiamo sentito per comunicargli questa notizia – conclude -, Massimo Borghi ha risposto che era felice, ma continua a chiedersi come sia stato possibile che nessuno si fosse accorto di quella colata di cemento totalmente abusiva quando, a suo tempo, sarebbe stato possibile fermarla e non farla diventare uno sfregio eterno per il nostro territorio”.