GROSSETO – Qualche occhiuto speculatore edilizio, c’è da giurarci, ci vedrebbe bene l’ennesimo “villettodromo” balneare, al massimo il classico villaggio turistico. Ma quel che sarebbe il più scontato degli esiti urbanistici, potrebbe volgere in altra direzione e attrarre investimenti e lavoro qualificato. Solo che ci fosse un po’ di vogli di osare.
Si tratta dei venti ettari dell’ex zona logistica dell’aeroporto militare Baccarini, che si affacciano sulla strada statale 322 delle “Collacchie”, a poco più di due chilometri in linea d’aria da Marina di Grosseto. Un’area rettangolare di 197.000 metri quadrati, sulla destra, in direzione Castiglione della Pescaia, lungo la strada statale, che fa parte di cinque ex siti militari messi a disposizione del Comune di Grosseto dal ministero della Difesa il 1° giugno 2016. Con l’obiettivo di una loro valorizzazione.
Del cosiddetto “protocollo Pinotti” – firmato dal sindaco Emilio Bonifazi e dalla ministra Roberta Pinotti – facevano parte cinque lotti: la caserma Barbetti (ex Ansaldo), il compendio Vivarelli di via Mazzini, l’ex area logistica dell’aeroporto di Grosseto, il poligono del Tiro a segno e l’immobile della caserma dei Carabinieri di Marina. A fine aprile 2017, un ulteriore passaggio burocratico con la nuova amministrazione Vivarelli Colonna. Dopodiché la sorte dell’ex area logistica aeroportuale si è inabissata nell’oblio e nel silenzio.
Ovvio che un lotto del genere – il doppio dell’Oliveto, 5 ettari più grande del centro storico, e cinque meno del quadrilatero dello stadio a Grosseto – potrebbe costituire un bel bocconcino in ottica edilizia tradizionale: villette, residence, Rta, campeggio, albergo…. chi più ne ha, più ne metta. Ma nulla aggiungerebbe di originale a una frazione balneare che ha già abbondantemente dato alla causa del turismo di massa. E soprattutto un’operazione edilizia vecchio stile, servirebbe a riempire le tasche di chi la proponesse, ma porterebbe poco in termini di sviluppo economico duraturo.
Tutta un’altra storia sarebbe se la «valorizzazione» prevista dall’originario protocollo d’intesa col ministero della Difesa, prevedesse ad esempio una lottizzazione per un campus del terziario avanzato, o per attività manifatturiere leggere, tipo biomedicale, farmaceutico, informatica, agroalimentare, tecnologie ambientali e quant’altro. Perché non dovrebbe essere male poter lavorare in un ambiente immerso nella pineta litoranea, ad appena un paio di chilometri dal mare. A poco più di dieci chilometri da Castiglione della Pescaia e da Grosseto, con collegamenti ciclabili ramificati. E in definitiva a un paio d’ore da Livorno e Pisa, Siena, Firenze e Roma. Una volta conclusa l’agonia del raddoppio della Due Mari e dell’adeguamento della Tirrenica, al netto degli esistenti collegamenti ferroviari. Aria buona. clima mite e enogastronomia di qualità come ciliegine sulla torta.
In fondo a Rosia, ai margini di un pianoro a una decina di chilometri da Siena, la multinazionale farmaceutica Glaxo Smith Kline ha realizzato un polo europeo per la produzione dei vaccini. In fondo, a voler esagerare, la California ha messo a frutto anche il proprio clima e il proprio ambiente per diventare la locomotiva dell’innovazione mondiale. Ambire a tanto sarebbe comico, ma rinunciare ad avere ambizioni sarebbe tragico.
Investimenti simili non potrebbero che arrivare da altri lidi. E qui, oltre alle scelte urbanistiche del Comune – che se avesse un guizzo di visione oltre i quartieri periferici di tristi seconde case in direzione mare, si riscatterebbe dall’ignavia – un ruolo determinante potrebbe giocarlo “Invest in Tuscany”. L’agenzia regionale che si occupa di marketing per attrare investimenti in Toscana; messa in campo nel 2010 e rafforzata nel 2016. Nata per dare risposte veloci e diventare punto di riferimento per chi già in Toscana c’era e voleva crescere, e di chi in Toscana voleva venire. Aiutandoli a farsi strada nella ragnatela della burocrazia e delle competenze ripartite tra più amministrazioni. Prendendo letteralmente ‘per mano’ l’investitore. Ascoltando le esigenze delle aziende, fornendo informazioni, ricercando aree d’insediamento. Ma anche coordinando percorsi amministrativi e cercando soluzioni di qualità con attenzione alla sostenibilità ambientale. Oltreché creando contatti con imprese fornitrici del posto, università ed enti pubblici.
A quanto pare con risultati lusinghieri. Perché la «cabina di regia incardinata nella presidenza della Regione e gli “ambasciatori” del mondo produttivo toscano – advisor, manager, imprenditori ed esperti di valore riconosciuto – hanno attratto nella nostra regione ingenti investimenti». Passando dai 35 progetti per 1,4 miliardi del 2015 ai 68 per 2,5 miliardi nel 2016; poi a 97 investimenti per 2,3 miliardi di euro nel 2017; 99 per 1,9 miliardi nel 2018 e 104 per 2,7 miliardi nel 2019. Anche quest’anno, nonostante la durezza della crisi per la pandemia di Covid-19, con dati ancora parziali, sono già state concordate 52 iniziative imprenditoriali (il 56% italiane e il 44% straniere) per un valore complessivo di circa un miliardo. «Per poco più della metà – recita il comunicato della Regione Toscana – si è trattato di acquisizioni, per poco meno di un terzo espansioni di aziende che già operavano, per il 15 per cento nuovi investimenti». Ne sono esempi la posa del “primo albero” del nuovo stabilimento della Fendi Factory a Bagno a Ripoli o l’inaugurazione virtuale del nuovo centro logistico Ups a Prato».
Guardando ai comparti produttivi in cui si sono concentrati gl’investimenti nel 2020. Il settore della moda guida la classifica con il 29%, seguito da scienze della vita (17%), turismo (15%) e mercato immobiliare (10%). «A trainare l’area fiorentina, dove si concentra il 44% degli investimenti, seguita da Pisa (17%), Arezzo (13%) e Siena (6%). Mentre tra il 2018 e il 2020 sono stati firmati una quarantina di protocolli d’intesa tra Regione, amministrazioni locali ed imprese e negli stessi tre anni “Invest in Tuscany” ha fornito assistenza a circa sessanta progetti di investimento».
Fdi Markets-Financial Times ha attestato come, nel quinquennio 2014-2018, la Toscana – dopo Lombardia e Lazio – sia stata la terza regione per investimenti diretti esteri in Italia. Secondo un’altra analisi di Ernst & Young – Oco Global nel 2018 la Toscana è stata addirittura la seconda regione in Italia, dopo la Lombardia, per capacità di attrarre investimenti dall’estero.
Ecco, Grosseto, tanto per cambiare, in questo tipo di report non appare mai. Quasi certamente perché è una realtà economicamente marginale. Più probabilmente perché nessuno si preoccupa di promuovere l’attrazione d’investimenti esterni, mettendo in relazione le opportunità che si manifestano sul territorio con agenzie specializzate tipo Invest in Tuscany. Più comodo puntare sulle cose scontate, o sui soliti rapporti riconducibili al solito “giro banano”.
Magari su una localizzazione appetibile e potenziale moltiplicatore di indotto economico vero, com’è l’ex area logistica del Baccarini, l’evoluzione deprimente di quest’ultimi anni potrebbe essere contraddetta. Chissà, un guizzo……Ma le villette a schiera, abbiate pietà, anche no!!