GROSSETO – “Siamo al secondo giorno con meno di mille contagiati e questo ci induce a un cauto, ma significativo ottimismo. Ci avviamo alla prima settimana con meno di 10mila nuovi positivi e non succedeva da un mese, dopo aver raggiunto anche un picco settimanale di 16mila”.
Comincia con gli ultimi dati sulla diffusione del contagio, la nuova comunicazione del presidente della Toscana, Eugenio Giani, in Consiglio regionale. “Dai livelli di crescita esponenziale che ho dovuto fronteggiare nel momento del mio insediamento, quando mi sono sentito una responsabilità da far accapponare la pelle, passiamo ora a una situazione in netto miglioramento”. Una situazione che è il “risultato delle restrizioni – osserva Giani -, ma vorrei dire più di quelle della fase in cui eravamo in zona gialla e arancione, perché i risultati dell’ultima fase, quella in zona rossa, si vedranno tra un po’ di tempo”.
E qui il presidente sceglie di rilanciare verso un futuro che vede imminente: “Nemmeno un accenno minimo di polemica, dico solo che prima rientriamo in zona arancione, meglio è. Lo vuole il sistema economico e sociale della Toscana e le condizioni ora ci sono. Con ragionevolezza, se il Governo prende atto dei dati che gli forniremo questo fine settimana, potremo tornarci presto: non so se già la prossima settimana, come sarebbe stato naturale. Il Dpcm che ci ha portato in zona rossa esaurisce gli effetti il 3 dicembre. Oggi la Toscana ha dati ascrivibili alla zona arancione, se non alla zona gialla. L’Rt di venerdì scorso è 1,31, se arriviamo a 1,1 potremmo già essere da considerare in zona gialla. Venerdì la piattaforma nazionale farà le valutazioni, tre o quattro giorni in più o in meno non cambieranno la sostanza”.
Un altro dato incoraggiante, spiega ancora Giani ai consiglieri regionali, “è di ieri sera, quando abbiamo registrato meno 61 ricoveri, nessun aumento in terapia intensiva, e meno 9 ricoverati in sub intensiva. Insomma, adesso sono più i malati che escono che quelli che entrano negli ospedali, dopo essere arrivati a 2mila 100 posti occupati”.
Una situazione, tiene a sottolineare Giani, “raggiunta con l’impegno di tutti e ascrivibile anche alla capacità di risposta di tutto il Consiglio regionale”. Ora, sostiene il presidente, è possibile guardare con maggiore sicurezza alle cose da fare: “Il provvedimento preso ieri, con i 10,9milioni di euro destinati all’implementazione di posti letto per i malati di Covid ci mette nelle condizioni di operare: l’8 dicembre avremo i primi 191 posti al Creaf di Prato, successivamente un secondo lotto ci porterà a 340 posti”. Il Creaf “potrà diventare centro di specializzazione per tutta l’Italia centrale, perché anche con l’arrivo dei vaccini, che serviranno principalmente a creare l’effetto gregge, un certo numero di contagiati ci sarà comunque nei prossimi anni. Dovrà diventare il luogo della banca del plasma e del contrasto alle future pandemie. Lo chiamerei centro Covid Toscana, ma decidiamolo insieme”. Altri posti arriveranno “a Lucca, 150 posti, e al Santo Stefano a Prato, 50 posti”. Con il miglioramento del quadro generale e i 600 posti previsti tra Lucca e Prato, “mi sono frenato su Cisanello e Carrara. Se non ci sarà necessità, i soldi stanziati li utilizzeremo per altre urgenze sanitarie”. Poi c’è la disponibilità “che ho data ad Arcuri, al quale ho scritto una lettera per fare dell’Interporto di Prato il centro logistico per i vaccini nel centro Italia. Ad Arcuri ho fornito anche tutte le indicazioni per una suddivisione della distribuzione dei vaccini provincia per provincia”.
Il quadro, spiega Giani, migliora anche grazie all’aumentata capacità di tracciamento: “Abbiamo messo 500 ragazzi al lavoro tra Firenze, Arezzo e Carrara, vi invito a visitare il centro fiorentino per vedere quei ragazzi al lavoro. La nostra capacità di tracciamento è salita dal 37 al 97 per cento. Avessimo avuto subito questo poderoso sistema ora allestito – dice Giani – non si sarebbero probabilmente verificate le due-tre situazioni temporanee di esaurimento di posti negli ospedali a Empoli, Pistoia, Prato”. E c’è stata la funzione delle strutture più piccole: “Quando mi chiamò il sindaco di Empoli Brenda Barnini, perché i sindaci dell’empolese Valdelsa chiedevano la zona rossa, eravamo di fronte ad una sorta di alluvione di contagi. La grande Asl ci ha permesso di portare i malati a Careggi senza bisogno di autorizzazioni. E poi pensai subito al piccolo ospedale di San Miniato: lì c’erano 28 posti liberi, che sono risultati utilissimi”. Dalle vicende di queste settimane, assicura il presidente, “ho avuto gli elementi per ripensare all’utilità di avere tre grandi Asl al posto della frammentazione precedente e ho realizzato che nessuno dovrà venirmi più a chiedere di chiudere nemmeno il più piccolo ospedale, perché tutti e 45 sono risultati indispensabili nel momento della necessità”. Ora, “il progressivo riassorbimento di malati Covid ci permetterà di liberare parti degli ospedali per le altre patologie”.
Riguardo al provvedimento sulle guardie mediche, “si è sollevato un finimondo, ma non è stata saltata neppure una notte e non avremmo mai sospeso il servizio nelle zone più delicate”. Resta infine la questione generale degli investimenti: “Quelli attuali, molto forti, metteranno in sofferenza il bilancio e se il Governo non interverrà avremo riflessi nei prossimi anni. Ma la sanità è questione centrale, non si parli più di ridimensionamento e razionalizzazioni”.