CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – “Era inevitabile, da tempo si parlava di controllo dell’erosione costiera anche nel Comune di Castiglione della Pescaia. Ci aspettavamo che qualcosa potesse essere messo in cantiere dalla Regione Toscana, visto l’arretramento delle coste in corso da anni”, scrive, in una nota, l’associazione Terramare.
“La Regione Toscana – prosegue la nota – nel 2016 ha programmato, attraverso un documento operativo, una serie di azioni per il recupero e il riequilibrio della fascia costiera (art. 18 L.R. 80/2015) tra cui rientra anche il tratto di costa di Castiglione della Pescaia, che va da Punta Rocchette alla foce del fiume Bruna. Per esso il Genio civile Toscana sud, in base al progetto preliminare, ha previsto un’azione di ripascimento e la realizzazione di protezioni rappresentate da opere rigide (pennelli a radice emersa, isole soffolte, barriere soffolte). Nel suddetto documento tali opere vengono suggerite e non indicate come necessarie (si parla infatti di associare ripascimento e riequilibrio ‘eventualmente con opere di protezione’) e vengono altresì indicate nel caso ‘a basso impatto ambientale'”.
“L’erosione costiera è un problema che interessa un territorio intero e che deve necessariamente essere affrontato in forma coordinata ed integrata con i vari enti, amministrazioni e popolazione – afferma Maurizio Zaccherotti del Coordinamento nazionale Acquaviva Uisp e presidente Terramare – il regime di emergenza in questo senso va perciò rivisto, soprattutto a fronte di un documento operativo risalente al 2016 che poteva benissimo prevedere alcune azioni di concertazione con i vari portatori d’interesse che vivono e usufruiscono della risorsa mare/costa, così come previsto tra l’altro da uno dei metaobiettivi del Pit secondo cui andrebbe raggiunto il rafforzamento del rapporto tra cura del paesaggio e cittadinanza attiva per garantire il carattere di bene comune del paesaggio toscano.
Da quello che si evince dal progetto in questione in realtà è già stata individuata nelle barriere rigide soffolte fino alla località Rocchette la soluzione definitiva al problema, ma sottovalutando molti aspetti, non ultimo quello della concertazione con i portatori d’interesse e alcuni aspetti legati all’habitat.
Come riportato dalle Linee guida Ispra: “è noto che la realizzazione di interventi di difesa della costa, necessari per preservare e proteggere dall’erosione arenili, edifici e infrastrutture, determina cambiamenti sull’ambiente, che possono generare impatti significativi soprattutto in presenza di habitat e/o specie sensibili. In fase di pianificazione e progettazione di un’opera di difesa costiera, quindi, sarebbe necessario tenere conto, non solo dell’efficacia di un’opera nel contrastare l’erosione, ma anche degli effetti che la sua presenza può generare sull’ambiente emerso e sommerso” [ Linee guida ISPRA, 2014 ].
C’è inoltre da considerare un problema legato alla sicurezza in acqua come noto nell’area in questione il turismo è molto sviluppato così come anche le attività sportive. Le opere rigide, ed in particolare i pennelli ortogonali a riva, possono creare minacce per i natanti e per i bagnanti. Tali opere vanno infatti a modificare le correnti indotte dal moto ondoso con la generazione di forti gradienti di velocità che possono generare condizioni di pericolo. Non ultimo Rocchette rappresenta una meta surfistica importante che richiama sportivi da tutta Italia. Con tale intervento lo spot sarebbe inevitabilmente distrutto.
L’Acquaviva Uisp nazionale e Terramare rilanciano perciò l’appello mosso già da altri comitati e associazioni locali e chiede una sospensione dei lavori progettuali auspicando alla creazione di un ‘contratto di Costa’ quale strumento di concertazione.
Così come da tempo la nostra associazione sta portando vanti il contratto di fiume Ombrone – conclude Zaccherotti -, suggeriamo di attivare questo strumento di partecipazione attiva quale strumento volontario di programmazione strategica e negoziata che persegue la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori di riferimento unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale”.