GROSSETO – “Sinistra italiana Federazione di Grosseto esprime profonda contrarietà all’ordinanza del presidente della Giunta regionale 107 dello scorso 11 novembre con cui di fatto si sospende la continuità assistenziale (la cosiddetta “guardia medica”) riducendola a mera consulenza telefonica per tutta la fascia notturna, dalle 24 alle 8″ scrivono da Sinistra italiana in una nota.
“Questo provvedimento – proseguono – rischia di comportare un grave danno al nostro Sistema sanitario regionale. È inutile ricordare che stiamo vivendo un momento complesso, con ospedali purtroppo già saturi.
Il supporto di un medico di guardia a disposizione della comunità con mirati interventi assistenziali domiciliari avrebbe potuto aiutare a contenere il numero degli accessi nei pronto soccorso, già in sofferenza a causa della pandemia e che, a causa dei lunghi tempi di attesa in spazi relativamente piccoli di persone con difese immunitarie indebolite e ancora senza diagnosi, rischiano di tramutarsi in ambienti ad alto rischio di contagio.
Questa ordinanza anziché tutelare potrebbe aggravare il lavoro dei medici, degli infermieri, del personale sanitario già allo stremo delle forze. Per questo Sinistra italiana – concludono – chiede che questa ordinanza venga quanto prima revocata”.
In molti si sono espressi contro a questa misura, a partire dal sindaco di Monterotondo Marittimo Giacomo Termine fino al consigliere delegato alla sanità del Comune di Manciano Luca Giorgi. All’appello alla Regione si unisce anche il Pci, che ha inviato una lettera al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e all’assessore regionale alla Sanità Simone Bezzini chiedendo di annullare l’ordinanza che taglia il servizio di guardia medica.
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“I territori marginali, quelli montani in particolare e quelli con una presenza rarefatta di popolazione caratterizzanti la Toscana, saranno certamente molto penalizzati, e non da meno lo saranno chi, pur vivendo in ambienti con la presenza di servizi, si trovano in condizione di fragilità come anziani e persone in difficoltà sociali” scrive il Pci nella lettera.
“Inoltre si deve considerare il disagio che verrà arrecato ad altri servizi come il 118 e i pronto soccorso – prosegue – che saranno caricati di servizi che potrebbero essere svolti a domicilio e si graverà sul servizio di trasporto sanitario e sui volontari.
Per queste motivazioni – conclude la lettera – la segreteria del Pci ritiene che ci debba essere un ripensamento da parte della Regione che porti all’annullamento dell’ordinanza per evitare di alimentare caos nei servizi e tra i cittadini e l’erogazione non appropriata di prestazioni che si avrebbero gravando sui servizi del 118 e pronto soccorso, già oberati di un notevole e complesso carico di lavoro”.