GROSSETO – “E’ un obiettivo uscire dalla zona rossa, ma dobbiamo continuare a tenere alta la guardia e a proseguire la collaborazione tra cittadini e professionisti della sanità”.
A dichiararlo sono Nicola Draoli, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Grosseto, e Andrea Salvetti, presidente provinciale del Simg, la Società italiana della medicina generale e delle cure primarie, commentando le ultime notizie circa la richiesta del presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, di far uscire la provincia di Grosseto dalle aree in zona rossa.
“I numeri sull’andamento dei contagi e sui ricoveri – proseguono Draoli e Salvetti – non sono quelli di altre zone della Toscana. Questo perché il sistema territoriale, pur con mille difficoltà, ha tenuto, insieme ai comportamenti di tutti, ma non dobbiamo sottovalutare i dati sull’andamento della pandemia nel nostro territorio che ci impongono, come professionisti, di fare un appello alla cittadinanza per chiedere la massima collaborazione e comprensione.
Tutta la popolazione deve fare la propria parte, non sottovalutando i numeri quotidiani legati al contagio. Ci troviamo in un “ospedale senza mura”, in cui di fatto, ogni giorno entrano circa 150 persone: si tratta dei casi positivi che emergono, in media, dagli 800 tamponi effettuati al giorno e che, a loro volta, rendono necessario dare vita ad un percorso di tracciamento che interessa, quotidianamente, migliaia di persone.
Un ospedale senza mura perché se è vero che la maggior parte delle persone positive non ha sintomi o ha sintomi lievi, è altrettanto vero che siamo di fronte a una malattia subdola che può rapidamente evolvere. Per questo i professionisti della sanità stanno facendo da mesi un lavoro enorme.
I casi positivi devono essere ogni giorno monitorati e seguiti con attenzione, i sospetti casi Covid devono essere verificati con gli esami specifici, senza contare il difficile lavoro legato al contact tracing, che rende necessario mettersi in contatto e isolare centinaia di persone. E ognuna di queste persone ha dei punti di riferimento: i positivi possono fare affidamento sulla Usca che lavora in equipe multidisciplinari, i contatti dei casi, invece, devono fare riferimento al sistema di prevenzione dell’Azienda sanitaria e all’Ufficio d’igiene e profilassi, mentre per tutti gli altri cittadini i punti di riferimento sono i medici di medicina generale e l’equipe infermieristica domiciliare. Ognuna di queste figure, lavorando al massimo delle sue possibilità, ha permesso di mettere un argine all’avanzare del Coronavirus sul territorio, tale per cui adesso possiamo ritenerci in una situazione diversa rispetto ad altre zone della nostra regione.
Sappiamo che la Asl sta lavorando per potenziare il territorio che paga anni di minor investimento e ricordiamo che da marzo medici e infermieri lavorano per continuare a garantire tutti gli interventi domiciliari per chi già ne usufruiva, dalla salute mentale alle cronicità. Siamo consapevoli che il sistema talvolta è in affanno e proprio per questo il nostro appello va a tutti i cittadini – concludono -: abbiate comportamenti responsabili, rispettate le indicazioni, affidatevi ai professionisti e restiamo uniti perché solo così potremo mettere un freno ai numeri, spaventosi, di questa emergenza e potremo abbattere presto, insieme, le mura di questo ospedale diffuso, tornando finalmente a esercitare le professioni sanitarie nei luoghi preposti, con serenità e fiducia nel nostro sistema”.