GROSSETO – «Apprendiamo dalla stampa che secondo la Procura ci sarebbe anche Pier Francesco Angelini, consigliere comunale all’epoca di Fratelli d’Italia, dietro la vicenda del video con il quale nel pieno della campagna elettorale 2016 le ‘Iene maremmane’ accusavano la Marina di San Rocco, società partecipata dal Comune, di sversare idrocarburi in mare». Inizia così la nota congiunta dei consiglieri comunali di minoranza a Grosseto, Pd, Italia Viva, Movimento 5 Stelle e Lista Mascagni.
«Quando le vicende politiche si intrecciano alle indagini giudiziarie, si corre sempre il rischio di utilizzare impropriamente le seconde per delegittimare gli avversari politici».
«Poiché ci professiamo garantisti sempre, e non a corrente alternata, vogliamo riconoscere per prima cosa che la presunzione di innocenza si applica anche al collega consigliere comunale Angelini, accusato di aver finanziato le ‘Iene Maremmane’, confidando che sappia chiarire che le condotte che gli sono addebitate non hanno rilievo penale».
«Tuttavia, pur tenendoci rigorosamente fuori dall’ambito giudiziario, è difficile tacere su una storia così torbida che solleva questioni di natura etica e porta con sé evidenti riflessi politici. E su questi ultimi alcune considerazioni si impongono».
«Aprile 2016. In piena campagna elettorale per il Comune di Grosseto le cosiddette ‘Iene maremmane’, all’epoca in grande sintonia con la destra grossetana, pubblicano il famigerato video sul porto di Marina».
«Nessuno all’epoca sapeva che qualcuno le sosteneva economicamente, ma che si trattasse di una mossa non solo contro la società che gestiva il porto, ma anche contro l’amministrazione all’epoca in carica, fu subito evidente».
«E se ne incaricò di darne dimostrazione Fabrizio Rossi, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia e oggi assessore all’urbanistica, il quale con singolare tempismo si affrettò a condividere nella propria pagina facebook il video incriminato».
«Fu uno tsunami per la nostra economia turistica che proprio in quei giorni si preparava alla stagione estiva. Il video lanciato dalle ‘Iene Maremmane’ ebbe un numero incredibile di visualizzazioni devastando l’immagine di Marina di Grosseto e di tutto il territorio».
«Ne seguirono giorni di polemica infuocata, con Rossi costretto a fare frettolosamente marcia indietro e l’allora candidato sindaco Vivarelli Colonna a smentire sdegnosamente ogni coinvolgimento della propria coalizione nell’operazione, cercando di recuperare pure con un grottesco bagno in mare».
«Rileggere quelle polemiche a distanza di anni ed alla luce di quanto sta emergendo oggi, fa riflettere. E fanno riflettere le dichiarazioni del consigliere Serra, oggi collega di partito di Angelini tra le fila della Lega e vittima di questa brutta storia che è finita anche con l’infangare il nome del suo compianto padre, all’epoca dirigente della Marina di San Rocco».
«Serra afferma che tra i messaggi scambiati tra il suo collega di partito e l’autore del video ce ne sarebbe uno “che coinvolgerebbe altri politici”, e chiede che anche su questo sia fatta chiarezza».
«E’ un’esigenza che poniamo anche noi, sul piano politico e sul piano etico. La città ha diritto di sapere quali altri politici siano stati coinvolti in quell’operazione, e se oggi qualcuno di loro amministra il nostro Comune».
«Ed è questione che non riguarda l’inchiesta giudiziaria ma che coinvolge l’etica pubblica. Deve essere interesse di tutti, al di là degli schieramenti, preservare la genuinità della pubblica informazione dal rischio di fenomeni di manipolazione della comunicazione, così come preservare la serietà e la credibilità delle istituzioni democratiche».
«Per questo ci appelliamo al Sindaco ed al Presidente del Consiglio comunale, quali massime istituzioni del Comune, affinché facciano sentire la loro voce ed escano dal silenzio nel quale si sono trincerati: per rispetto delle istituzioni che rappresentano, e per rispetto dei cittadini.
Il consigliere Angelini, dal canto suo, proprio all’epoca del video incriminato presiedeva addirittura la Commissione di garanzia del Consiglio comunale e in tale ruolo, come un novello Torquemada, apriva inchieste a destra e manca sulla linearità di condotta di assessori e consiglieri comunali».
«Non avrà allora difficoltà a comprendere che, al di là dell’inchiesta giudiziaria, tra i suoi doveri di amministratore pubblico vi è ora quello di far chiarezza sui contorni politici di questa vicenda e, fino a quel momento, fare un passo indietro».