GROSSETO -Anche i medici di famiglia potranno effettuare tamponi rapidi antigenici ai propri assistiti, in studio o a domicilio, e su base volontaria nei drive trough o in contesti di microfocolai. E’ quanto previsto dal Protocollo d’intesa siglato oggi, 5 novembre, dall’assessore alla sanità, Simone Bezzini, e da Alessio Nastruzzi, segretario generale della Federazione italiana dei Medici di medicina generale (Fimmg), alla presenza del presidente della Toscana, Eugenio Giani.
“E’ un atto molto importante, un pre-accordo con i medici, che costituisce l’espressione più alta e nobile del fare squadra in un momento così complesso come quello attuale – dichiara Eugenio Giani -. Abbiamo a che fare con una pandemia senza precedenti, che dall’influenza spagnola in poi non si era mai vista. L’emergenza che viviamo ci richiede impegni straordinari. Il ruolo dei medici di famiglia sul territorio è fondamentale. Loro sono parte integrante del nostro sistema socio-sanitario e insieme a loro potremo riuscire a garantire quell’assistenza che non congestioni i nostri ospedali”.
“Sorveglianza Sanitaria, tracciamento dei contatti e potenziamento dell’assistenza ai pazienti con sintomatologia sospetta da Covid 19, attivazione delle centrali di continuità assistenziali delle Asl, sono gli ambiti di concertazione, su cui si è svolto un serrato e collaborativo confronto tra le parti, proprio in questi ultimi giorni, con la precisa volontà di contrastare la diffusione del virus e tutelare il più possibile la salute dei cittadini – aggiunge l’assessore Simone Bezzini -. L’accordo mette in atto una delle indicazioni dell’ordinanza del 24 ottobre scorso sul potenziamento della tracciabilità tramite l’implementazione dei tamponi rapidi anche con il coinvolgimento dei medici di famiglia, che potranno fare lo screening non solo nei loro studi o a domicilio, ma anche in strutture ambulatoriali organizzate, e qualora si manifestassero situazioni di microfocolai. Inoltre – prosegue Bezzini – ci consente un’innovazione sperimentale sul servizio di continuità assistenziale o di assistenza primaria, finalizzata a liberare risorse e personale per le attività di tracciamento o ambulatoriali a fini unicamente diagnostici o in albergo sanitario sempre su base volontaria”.
L’accordo prevede, in via sperimentale, durante tutto il periodo dell’emergenza pandemica, che le Asl, attraverso specifici accordi aziendali, attuino il modello assistenziale h16, finalizzato al coinvolgimento della continuità assistenziale in supporto all’attività per l’emergenza Covid 19. Il servizio opererà attraverso Centrali di continuità assistenziale in orario notturno (dalle 20 alle 8). Le ore di attività notturne dei medici non impegnati nell’attività della Centrale saranno così riutilizzate in orario diurno per la gestione dell’emergenza pandemica. Il servizio della guardia medica rimarrà inalterato, in tutte le sedi a oggi attive, fino alle ore 24 (compresi il sabato e la domenica). Nei fine settimana, sabato e domenica, la Centrale potrà richiedere tamponi per soddisfare le richieste di tracciamento, garantendo così la continuità del servizio.
In base a questo Accordo, i medici di famiglia potranno operare in una struttura, anche mobile, allestita dalla Asl in modalità walk-in/drive trough, sottoponendo al tampone sia gli assistiti a cui è richiesto un test antigenico a termine dei 10 giorni di isolamento per un contatto stretto, sia i pazienti sospetti di aver avuto un contatto stretto. In caso di necessità anche gli screening effettuati con tamponi rapidi (o altro sistema idoneo in situazione di “microfocolaio” dichiarato dall’autorità competente) potranno essere garantiti dai medici di famiglia anche nell’ambito delle loro Aggregazioni funzionali territoriali (Aft) o di Zona distretto/SdS, secondo modalità organizzative concordate con la propria Asl di riferimento.
“Il pre-accordo di oggi ci consente di rafforzare il sistema sanitario regionale e di contribuire in maniera ancora più incisiva nella lotta al Coronavirus – aggiunge Alessio Nastruzzi, segretario regionale della Fimmg -. Siamo una squadra e dobbiamo cercare di lavorare in maniera organizzata. In questo particolare momento è più che mai decisivo aiutarci l’un l’altro. Noi medici di famiglia abbiamo un rapporto privilegiato con i nostri assistiti, con cui siamo in costante contatto. Fare il tampone a chi ne ha bisogno deve essere inteso come un’estensione della nostra capacità diagnostica. Possiamo fare davvero molto, lavorando sui contatti stretti dei positivi e contribuendo così a ricostruire la filiera dei contagi. Siamo disponibili – conclude Nastruzzi – ad allocare le risorse laddove ce n’è più bisogno, per ora in modo sperimentale. Siamo in grado di garantire le competenze che servono e tutto ciò che è importante per il conctac tracing nell’ambito della sanità pubblica a tutela della salute dei nostri assistiti”.
Il protocollo definisce, infine, fra gli impegni della Regione e delle Asl, oltre all’individuazione di spazi idonei, anche la fornitura di tamponi e di dispositivi di protezione individuale per lo svolgimento dell’attività da parte dei medici di famiglia.